Tempio Pausania, Si parlò tanto di loro, forse troppo. Dov’è finito T.P.F.?

Tempio Pausania, 17 set. 2017-

Fu un lancio mediatico senza precedenti, un impatto destabilizzante nell’apatia solita dei social, qualcosa che nessuno allora si spiegò e che sembrava destinato ad dissolversi, quasi si trattasse di una burla ben studiata da qualche acculturato politico locale alla vigilia (un anno prima in realtà) delle amministrative del 2015.

Tutti si erano chiesti: chi sono questi Tempio Progresso Futuro? 

Le esternazioni puntuali e ricche di particolari, progetti fantastici che avrebbero permesso alla nostra comunità il salto verso una sicura economia di ritorno, investimenti a costo zero per le casse della città, finanziatori occulti che avrebbero gettato pioggia di denaro nella costruzione di una città nuova, quasi un miracolo che d’incanto avrebbe risolto ogni problema, dalla disoccupazione alla “valorizzazione” dell’esistente. Era il 2014, estate, quando apparvero i primi post che tanti vedemmo come deliri in quanto le nostre abitudini, comprovate da decenni di apatia e di piccole soluzioni legate all’emergenza, erano improntate alla rassegnazione totale. Pochi spiccioli di cultura, qualche evento di prestigio, il carnevale, e poi null’altro. Chi erano questi progressisti che erano in grado di risolvere in un lampo la disoccupazione, questi novelli Berlusconi che promisero posti di lavoro e progettazioni futuriste e impensabili anche dal genio mondiale della creatività?

Un anno fa, era il mese di luglio, come ci ricorda in un acuto post Pasquale Lamanda, ex consigliere della giunta Frediani, dopo mesi di silenzio assoluto, la decisione di confluire in un fantomatico Comitato (luglio 2016), apolitico, apartitico, asettico, stitico, apocalittico e granitico. Di sicuro “criptico”, perché le identità mai furono svelate e mai lo saranno.

Personalmente fui deriso, preso per il naso, cosa che accetto, e anche contattato da una segreteria occulta dove l’addetta disse di conoscermi, indugiò ad invitarmi ad entrare in questo gruppo; voleva dirmi anche il suo nome ma non poteva. Mi fornì nomi falsi e indirizzo fasullo. Mi scrisse anche che si sarebbe sposata (?) ma in Comune non risultò nessuno con quel nome nelle pubblicazioni di matrimonio. Tutta una serie di circostanze e dettagli puntualmente falsi. Lo scopo? In tanti ce lo siamo chiesti e quello più attendibile era la nascita di un partito politico che doveva fiancheggiare la lista Biancareddu alle elezioni del maggio 2015. Fu anche scritto da TPF che avrebbero appoggiato quella lista. 

Ho analizzato attentamente le loro esternazioni e in tutte appariva una cura estrema delle parole usate, uno stile impeccabile, seppure i progetti erano fantasmagorici ed irraggiungibili, vere utopie per destare l’attenzione della platea social che li seguiva, chi per criticare, chi per inneggiare. Lo scopo però fu raggiunto, si parlava di loro e forse, come già scritto, troppo. Era un tentativo di omologazione del pensiero, l’insana convinzione di portare tutti nel gregge senza però sapere chi fosse il pastore. Cioè, stateci che si bivacca assieme ma non chiedetevi con chi.

Ricordo molto bene le ipotesi sui loro nomi, chi più, chi meno, tra essi figuravano persone conosciute della politica, giovani rampanti, imprenditori, o focosi giovani che sembravano stanchi dell’apatia collettiva e della assenza di iniziative.

Poi il buio, più nulla, il profilo scompare e di quella armageddon non si sentì più parlare. Eclissati o riciclati in qualche altro nuovo respiro di più attendibile progettazione? Penso che il riciclo sia stato palese, e consiglierei al riciclatore di dirlo, di fare luce su questa messinscena che ha tenuto la comunità nel dubbio di chi ci fosse dietro. Non cambierebbe nulla sia chiaro, ma almeno alcuni retroscena verrebbero svelati e l’equazione sarebbe alla luce del sole. L’equazione? Ma su che la conoscete!

Non vi era nulla di male nelle utopie di TPF, erano sogni e come tali si sarebbero rispettati. La colossale macchinazione di TPF, preludio a qualcosa che poi nacque, ma con facce e nomi, se non altro agì come un potente distrattore della massa social e possiamo dire anche che ci divertimmo in quel tempo a rimuginare su chi ci fosse dietro. Oggi, quel tempo è finito. E, in qualche modo, ci manca pure quel divertimento.

Antonio Masoni

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