Tempio Pausania, 19 apr. 2018-
« Arriveremo anche se necessario ad occupare il reparto -dice il sindaco Biancareddu – non accettiamo che quanto stabilito dalle ultime scelte aziendali possa ancora essere calpestato da chi è stato assunto per mettere in ordine la sanità sarda».
Il riferimento al “tagliatore di servizi fondamentali della sanità in Sardegna, Moirano, è chiaro e lampante. Questa la sintesi della lunga intervista al sindaco Andrea Biancareddu subito dopo aver appreso della decisione della sospensione temporanea del reparto di Ostetricia e Ginecologia del Paolo Dettori. Un decisione che era nell’aria, consapevoli, come siamo sempre stati, del perdurare dell’assenza di personale sanitario in ogni reparto e che oggi, dopo che uno dei 4 medici rimasti in servizio, è mancato per cause che non conosciamo (forse malattia), ha interessato il reparto che è sempre stato al centro della battaglia di questi anni per salvare il nostro ospedale, l’Ostetricia e la Ginecologia e il Punto Nascita.
Una situazione, quella sanitaria in alta Gallura, che il sindaco ha sviscerato in tutti i suoi aspetti e che oggi, dopo che un po’ tutti eravamo convinti che non sarebbe capitato null’altro di grave, ci riporta all’anno zero. Certo, nessuno si era illuso che sarebbe stato tutto un fiorire di improvvise primavere nella sanità, ma sapere che quanto è stato fatto dalla cittadinanza, e dall’intero territorio, per mantenere l’ossatura del presidio sanitario attraverso dimostrazioni pubbliche, cortei, conferenze, sia stato tutto carta straccia, non può che aggiungere ancora maggiore vigoria e forza per non darla vinta neanche stavolta.
Alle parole del sindaco, aggiungerei che qui siamo disposti anche ad occupare l’intero ospedale, perché la tolleranza e la via diplomatica che comunque verrà seguita, non hanno sortito alcun risultato.
Sapere che persino degli ex medici ginecologi in pensione si siano messi a disposizione per mantenere aperto il reparto, la dice lunga sul senso di responsabilità dei tempiesi e dei galluresi dell’alta Gallura che dimostrano di comprendere cosa sia l’appartenenza e la amarezza per queste decisioni dell’azienda. Sapere che stanno venendo da Olbia e da Nuoro con contratti a tempo determinato (6 mesi) quando già da anni si potevano assumere nuove figure a tempo indeterminato (il cui costo è uguale), avrebbe impedito oggi che succedesse questo ennesimo sfacelo che sa tanto di “scippo”.
Ho fatto notare al sindaco una strana coincidenza, forse casuale e forse no, che ogni qualvolta la cronaca si occupa del Mater Olbia, che è ben lontano dall’essere aperto, cade qualche ramo. Quello, che dovrebbe avere servizi specialistici come la cardiochirurgia pediatrica e che già è costato posti letto a Tempio, non apre però nel frattempo faccio cadere ancora qualche altra voce in bilancio. Questo con benestare della giunta Pigliaru e di una commissione che mai una sola volta, nonostante gli inviti, è venuta con tutti i suoi effettivi a Tempio per un incontro con la città e in una sede pubblica.
Li aspettiamo, ansiosi di sapere, cosa pensano di questa moderna idea della sanità pubblica che è stata solo capace di decapitare i servizi, di dirottare verso altri ospedali (San Gavino) DEA di 1° livello, far mancare tutto ma proprio tutto all’interno dell’ospedale, allungare i tempi degli esami specialistici tramite il CUP e di chiamare le persone come numeri e non come esseri umani.
Si, li aspettiamo, senza offenderli ma augurando loro che abbiano bisogno di avere un servizio sanitario per motivi personali e di non avere la possibilità economica di andarselo a recuperare nel settore privato che tanto hanno privilegiato in questi 15 anni e oltre.
Antonio Masoni