Tempio Pausania, “Jaime Misorro: un amore finito in tragedia”, di Gennaro Landriscina Lay – ultima parte

Tempio Pausania, 29 gen. 2016-

Si conclude il viaggio di Gennaro Landriscina Lay su questo personaggio della Tempio a cavallo tra 17° e 18° secolo, Jaime MIsorro. Un grazie ai lettori per aver condiviso questa storia e un grazie speciale a Gennaro per averci messo a disposizione una parte del suo instancabile lavoro di ricerca sulla città e sulla Gallura. La collaborazione con Landriscina non si ferna certo a questo capitolo ma al più presto saranno altri i personaggi al centro dell’attenzione. La storia di Tempio è davvero piena di grandi uomini e di autorevoli personaggi che meritano di essere conosciuti anche dalla vasta platea del web che, da subito, ha mostrato interesse sia verso l’autore, Gennaro, un grande tempiese che ci onoriamo di avere come amico, e sia verso questa meravigliosa storia antica di Tempio.

Grazie a tutti per l’interesse, e grazie a Landriscina che aspettiamo per nuove e documentate storie. (A. Mas.)

La tradizione popolare non ci dice chiaramente come don Jaime Misorro abbia trascorso  il resto della sua vita anche se  è noto che nel 1693 aveva ricoperto la carica di capitan della locale  compañía de barracheles[i] costituita da veri e propri soldato de campaña, mentre nel  Parlamento convocato a Cagliari in data 10 gennaio 1698 dal Virrej don Josè de Solis Valderrabano conte di Montellano  aveva nominato come suo   procurador il fratello don Gavino Misorro-Riccio[ii]  che a sua volta si faceva rappresentare il 22 febbraio 1698 da don Sebastian Garrucho, in forza di una procura del 18 gennaio 1698[iii]. Sappiamo anche che il Virrej don Louis Moscoso Ossorio Hurtado de Mendoça, conde d’Altamira , nel corso della così detta guerra dei nove anni poco prima di visitare Tempio per  organizzare a seguito della  sconfitta di   Orbassano( 4-10-1693)  le difese costiere nord orientali galluresi ,  aveva concesso, in data 20-2-1694  a   don Gavino Misorro una carta ejecutoria de nobleza ( patenti di nobiltà) con in aggiunta l’appalto delle rendite del Partido di Gallura per i  suoi  meriti nella lotta contro los bandeados[iv];e che non sia stata una   delle tanti operazioni repressive attuate in Gallura  lo dimostrano le patenti di nobleza concesse anche don Matteo Guillermo Pes il 6-12-1693[v].e il fatto che  30 anni dopo  re Vittorio Amedeo II di Savoia avesse sempre additato al vice re  Alessandro Doria del Maro, il conde d’Altamira come esempio da seguire per essere riuscito a far arrestare in una sola notte ben trecento ladri o banditi , anche se lo stesso vice re non aveva mancato di rispondergli

<… che quando ciò fosse, come certamente non è, il Dominio Spagnuolo radicato da più secoli, benché destituito di soldati poteva facilmente produrre simili miracoli mediante il credito ed autorità sterminata che avevano quei vice re , ma di più indistintamente tutti li baroni del Regno, che in quel tempo non conoscevano che ci fosse al mondo altra potenza che quella di Spagna o per allettamento di ricompense o per timore di castigo andavano a gara di dar prove straordinarie del loro zelo e fedeltà, ma ciò che più influiva in quel tempo è che la Potestà ecclesiastica era altrettanto propizia, quanto in oggi avversa alla regia giurisdizione[vi]>

 Don Jaime Misorro, dopo aver sposato ormai avanti negli anni una nobildonna del casato  Riccio-Pes,  partecipava con don Juan Valentino Garrucho e don Francesco Pes-Valentino alla lunga  guerra di successione spagnola, conseguita alla morte in data 1-11-1700 di re Carlo II d’Asburgo el Hechizado attivando con i Pes, i Riccio e i Garrucho un ampia rete di parentele che rendevano disponibili risorse famigliari , una consumata perizia all’uso delle armi nonché un controllo presso che totale dell’impervio territorio gallurese.

Morirà nel 1719   quando la Sardegna era governata dal virrej don Gonzales Chacon e il partido de   Gallura retto dal regidor  don Felice Nin y Manca , conte del Castillo.

Col suo testamento olografo lasciava ai suoi due figli maschi don Protho e don Pedro che abitavano a Tempio in via  di Lu Runzatu molti capi di ganado e rebaños . Alla collegiata di san Pietro e  alla Iglesia rupestre di Santiago Apostol un legato pio di  dieci escudos mentre a quella del Purgatorio [vii] una somma di denaro necessaria por l’eterno descanso de su alma.

Non va comunque confuso con don Jaime Misorro Serafino, sindaco di Tempio nel 1738-39 e deceduto

<il 4 de junio 1748 con todos los sacramentos y fue acompagnado con acompanamento del Cabildo y comunidad de los observantes y de las cofradias hizò su testamento en poder de Juan Bautista Gabriel y dexo por su alma mil libras con los ligados seguente estos es diez escudos ala massa capitular otros diez a la fabrica de S. Pedro iglesia Parroquia otros diez a Santiago de Montana, tres a la confrarias de esta villa respe entendendose que los ditos legados estan comprendidos en das mil libs. Y fue sepultado su cadaver en esta Iglesia parroqal en la losa de sus majores. De  Salvador Cossu Maxu Beneficiado[viii] >

A questo punto mi corre l’obbligo sottolineare che nonostante le ricerche archivistiche effettuate da Giuseppe Mele abbiano sempre dato esito negativo circa una strage di rilievo avvenuta a Tempio nella seconda metà del secolo XVII nei pressi dell’attuale piazza Gallura mi son sempre rifiutato di escludere questa strage e un qualsiasi fondamento di verità in questa triste ed amara vicenda. Sicuramente se strage vi fu l’immaginario collettivo la rimosse  in gran parte negli anni seguenti nei luoghi e nella datazione lasciando però trapelare la chiesa del Purgatorio e il nominativo di don Jaime Misorro (o don Gavino Misorro); il tutto avvolto in una nebulosa storia dalle forti nuances  leggendarie che hanno sempre affascinato generazioni di tempiesi

Ma navigando in internet alla ricerca di notizie sul padre misionero jesuita  tempiese don Juan Josè Guillermo nato a Tempio il 12-9-1672 e morto avvelenato il 17 de mayo1716 nella misión del lago Nahuel Huapi nella Patagonia argentina ove era dal 1704  segundo de superior  padre Felipe Laguna, ad opera de los indígenas Puelches che non gli avevano mai perdonato la scoperta del Paso de Vuriloches che  a loro detta   podría ser utilizado por los soldados españoles para conquistar sus tierras o realizar nuevas expediciones esclavistas[ix] , mi sono imbattuto nell’opera agiografica  pubblicata nel 1732 dal  padre jesuita Antonio Machoni[x], nativo di Iglesias( 1672-1753) Las siete estrellas de la mano de Jesus de Cordoba en el Colegio de la Asuncion por José Santos Balbáo, Año 1732 e recentemente(2001) rinvenuta da Luciano Gallinari nella Biblioteca Universitaria di  Cagliari.Ebbene questo gesuita ci informa che  il gesuita p. Miguel Angel Serra di Iglesias pochi anni prima di imbarcarsi in data 19-8-1672 da Alghero alla volta del Paraguay , aveva partecipato insieme al padre jesuita Francesco Espada ad una missione popolare nella villa di Tempio capoluogo di quella regione(Gallura) in cui ottenne un risultato notevolissimo essendo riuscito a porre termine a vecchie inimicizie e a faide tra due fazioni contrapposte

<il cui furore aveva indotto poche settimane prima a darsi battaglia e a spararsi ambedue le parti della qual cosa risultò una strage così mortale che oltre a innumerevoli feriti, rimasero molti morti nel campo vittime della vendetta [xi]>

 Come se ciò non bastasse un giorno, mentre p. Serra predicava dal pulpito

<Entrarono tutti armati in chiesa cosa di cui si sconvolse l’uditorio mostrando un improvviso e ben fondato spavento poiché dubitavano di vedere rinnovati al riparo del tempio gli esempi recenti del loro furore[xii]>

Senza contare quello che  verbalizzarono i canonici nella chiesa collegiata tempiese di san Pietro[xiii] riuniti in congrega in data  9-9-1663

<alcuni uomini poco timorosi di Dio e della giustizia sparandosi, uccidendosi e cercando di impadronirsi del campanile della chiesa collegiata, donde sparano e uccidono scandalosamente molte persone e nonostante le proteste perseverano senza alcun rispetto per cui non è possibile esercitare gli uffici divini ne amministrare i divini sacramentitanto da dover abbandonare la chiesa e portare il Santissimo Sacramento …. nella chiesa della confraternita della santa Croce[xiv] >

Ebbene a mio parere quest’opera  agiografica ed il verbale dei canonici tempiesi ci fornisce l’ anello collegamento tra la verità storica  e la leggenda dell’eccidio perpetrato da don Jaime Misorro

UN CARO SALUTO DA GENNARO LANDRISCINA LAY

[i] G. Doneddu, Una regione feudale nell’età moderna, Iniz. Culturali, Sassari, pag. 78, nota 77.

[ii]G. Mele, Da pastori a signori, Edes Clio, Sassari 1994Cit pag.222 e seg. Don Gavino Misorro morì in data 9-9-1706

[iii] Acta Curiarum Regni Sardiniae,Il Parlamento del vice re Giuseppe de Solis yValderrabano conte di MontellanoTomo I Capitoli di corte. Atti del parlamento ( 1698-1699) . Giuseppina Catani e Carla Ferrante

.[iv] G. Mele, Da pastori a signori, Edes Clio, Sassari 1994Cit pag.223 n. 1 F. Floris-S.Serra Feudi e feudatari in Sardegna Cagliari 1996. Pag.274Gavino Misorro tuvò el privilegio de cavallero y nobleza en 20 de febrero de año 1694

[v] Origen del cavallerato y de la nobleza del Reyno de Cerdena. Manoscritto inedito del secolo XVIII, in Archivio Storico Sardo, XXXI. Nel 1691, nel timore che la ripresa del conflitto con la Francia, provocasse una recrudescenza del banditismosociale fu ordinata in Gallura una retata’ di massa  con la fattiva  collaborazione del ceto magnatizio  tempiese. Da qui forse  la nobleza concessa a don Matteo Guillermo-Pes il l 6.12.1693 .

[vi]S. Pira La Gallura nel settecento: Una Repubblica montanara tra contrabbando e banditismo, in Studi in onore di Girolamo Sotgiu. Cuec CA 1994 Pag.94-95 nota 8-9.Cit

 [vii]M. Careddu, Il vescovo inquisitore, in CM3, Gallura, n°5, 1987, anno III, pag.13.

[viii]N. Deriu, Tempio. La storia, le immagini, i vini. Stampa color. 1997. Pag.104-105 .  D, Jaime Misorro-Serafino era probabilmente figlio di un fratello di don Gavino Misorro ed aveva sposato nel 1700  Costanza Valentino Pes,

[ix]Las siete estrellas de la mano de Jesus de Cordoba en el Colegio de la Asuncion. Por Josè Santos Balbao Año 1732 por el Padre Antonio Machoni de la Compañia de Jesus de Cordoba Rector del colegio Maximo de Cordoba del Tucuman y procurador general a Roma su provincia de Paraguay. Pag.397-426 Padre Guillermo per poter aiutare e battezzare gli indigeni aveva imparato la lingua degli Pehuenches, Puelches e dei Poyas che andavano così ad aggiungersi alla latina, catalana, spagnola, italiana e gallurese.

[x]Charles E.O’Neil e Joaquin-M Dominguer Dicionario Historico de la Compañia de Jesus Tomo III Roma Insttutem Historicum S.I. e Madrid Universidad Pontificia Comillas 2001

[xi]Las siete estrellas de la mano de Jesus de Cordoba en el Colegio de la Asuncion. Por Josè Santos Balbao Año 1732 Cit. 266-267

[xii]Las siete estrellas de la mano de Jesus de Cordoba en el Colegio de la Asuncion. Por Josè Santos Balbao Año 1732 Cit. 266-267

[xiii] M. Ceresa La Sardegna nei manoscritti della biblioteca apostolica vaticana, Esse Gi Esse Roma 1990 pg.229.

[xiv] T. Panu, Storia di tempio e della Gallura. Nuova Stampa Color. Sassari 2010. Pag.153-154. Nota 191.

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