Tempio Pausania, Anteporre il business all’uomo e ai suoi bisogni primari? Bravi, un vero capolavoro!

Tempio Pausania, 9 nov. 2018-

Una rivendicazione ha diverse origini, può essere dovuta ad azioni prevaricatrici, violente, destinata ad atti intimidatori, sfociare in attentati senza una finalità separabile dall’obiettivo che si prefigge, distrugge e ammazza, devasta e atterrisce, diventa arma. Un coltello lo usi in decine di modi diversi, ci sbucci una mela o ci tagli il pane o lo usi per offendere e ferire. Sono migliaia gli esempi che possiamo utilizzare per spiegare quella che è una rivendicazione pacifica, finalizzata solo a contrastare una profonda ingiustizia che stiamo subendo e che porta lo stesso nome, ma cognome differente, origini e finalità completamente diverse. 

La lotta in atto per la salvaguardia di un ospedale, non è una delle tante a cui possiamo associarci, è la battaglia per un diritto costituzionale che sta perdendo ogni efficacia per nome e per conto di robusti e spietati faccendieri che ci hanno visto non più una garanzia riservata a tutti ma un fine speculativo, un business al pari di tanti altri. 

Da anni, è iniziata la compravendita dello stato sociale, frammentato e spezzato nel cuore della sua precedente grandezza, quella che ci tutelava tutti, poveri e ricchi, persone prima che pazienti, termine con cui ci si chiamano convenzionalmente degli esseri umani che vogliono solo essere curati. Va da se che nessuno ha mai preteso attenzioni o strumenti speciali, basterebbe solo riflettere su cosa sia un’azienda e su cosa basi un profitto e cosa dev’essere un diritto che il profitto non deve generarlo perché sennò non sarebbe un diritto ma una merce da acquistare. Io pago e tu mi dai un prodotto, più o meno come al supermercato. Ma la sanità è una merce o un diritto?

Il sistema affaristico che dall’ingresso dell’Italia nell’UE delle multinazionali e dei colossi che dominano il mondo, ha generato mostruosità come la graduale privazione della sanità pubblica, la chiusura dei piccoli presidi ospedalieri o  lo svuotamento  progressivo dei servizi. La Sanità pubblica, è oramai un affare come un altro, non più la vita di esseri umani messa a rischio dalla perdita del diritto alla salute sancito dall’art. 32 della Costituzione Italiana. La macchina aziendale deve produrre affari, fatturato, deve ripagare se stessa e il sistema coercitivo sovranazionale che sta determinando lo sfascio totale dello stato sociale, forse la migliore conquista dal dopo guerra sino a 18 anni fa, a quel 2000 in cui ci si rese conto che l’euro non era stato un buon affare, tutt’altro.

Era ed è la fine di quella ormai perduta sovranità monetaria e di popolo che avevamo prima. Più e più volte, in una sezione apposita del blog, abbiamo cercato di spiegare quale trappola mortale sottostava al tranello eurozona e ci ridevano in faccia. Oggi, forse con dieci anni di ritardo, qualcuno sta capendo. Sapete perché?

Perché vai in un ospedale e non hai quel che avevi prima, la sanità è gratuita per tutti. Patisci le difficoltà economiche, tanto da mettere in discussione il futuro dei tuoi figli che vogliono studiare perché ormai la gestione di una spesa per l’istruzione ha raggiunto livelli indecenti. Tanto che fai fatica a mettere insieme il pranzo con la cena. Perché vuoi essere curato e ti rimandano in giro alla ricerca di miglior sorte, a 300 Km di distanza, prendere o lasciare. La transumanza sanitaria è ormai una ignobile verità! Che fai? C’è il privato, ti riceve subito e sborsi cifre da far impallidire un morto. Oppure, fai un’assicurazione, all’americana, quella che l’assessore ha propagandato come la migliore sanità al mondo. Ma come? Eravamo noi ad avere la sanità migliore? La migliore costituzione? Cosa è successo assessore? 

Lo dica che anche lei è stato lusingato dal sistema che ha assecondato e che neppure lei ha mai creduto in quel che stava tracciando su una cartina dell’isola, piena di grafici, ponti di collegamento, la cosiddetta rete sanitaria. Suvvia, assessore, lo racconti ai suoi estimatori, al suo partito che è complice a tutti gli effetti di questa disfatta. A poco serve dire che hanno iniziato gli altri, Cappellacci e Co. perché siete stati voi ad avere in mano il cambiamento e non lo avete fatto. Anzi, lo avete notevolmente peggiorato. Per cosa? Per gli sprechi? Ho troppo rispetto per riderle in faccia e accettare un contraddittorio con lei che mi riempirebbe di dati, cifre e numeri. Che tanto, caro assessore, non convince nessuno che si tratti di una riforma adeguata. La folla dice che siete partiti per mettere al centro il profitto, ai margini l’uomo e i suoi bisogni. L’intento è stato quello di non dare a nessuno e togliere a tutti.

Lo scopo era e resta quello di anteporre il business all’umanità. Bravi, un capolavoro!! Lo vada a raccontare a febbraio agli elettori del CS che è una buona riforma. Intanto, dal Ministero aspettano le deroghe che nessuno di voi ha ancora inviato per questo presidio. E vergogna ne prova assessore?

Antonio Masoni

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