Tempio Pausania, 1 lug. 2016-
Siamo arrivati alle battute finali della discussa rotatoria di San Giuseppe, un lavoro che ha causato diversi disagi al traffico della nostra città così come roventi polemiche sulla sua realizzazione rea, per dire dei suoi detrattori, di aver eliminato troppi alberi sulla strada stessa e sui marciapiedi che ne delimitano lo sviluppo ed aver, di conseguenza, impoverito il verde urbano.
Pur ammettendo la legittimità delle polemiche che hanno arroventato questi tre mesi e mezzo dall’inizio dei lavori (5 aprile 2016 il blocco della circolazione e le deviazioni necessarie in entrata ed uscita da Tempio verso Sassari, Palau), bisognava fare anche un minimo di chiarezza sulla sua ideazione, sulla progettazione conseguente e sulla esecuzione di questa importante soluzione in entrata ed uscita dalla città. Invece si è giocato a rincorrere i presunti colpevoli, senza guardare indietro.
Intanto, per definire meglio la questione, l’ideazione della rotatoria risale all’ultima amministrazione Pintus che portò avanti il progetto. L’amministrazione successiva, quella di Frediani, che pure disponeva delle risorse, non iniziò mai i lavori che sono stati effettuati, seguendo una necessaria e opportuna continuità amministrativa, da quella di Biancareddu. Due sono le considerazioni da fare:
1^) Perché, una volta individuate eventuali dissonanze sulla progettazione iniziale, l’amministrazione Frediani non ha opposto un veto alla realizzazione ed anzi ha avallato, tal quale, il progetto senza alcuna variante, a loro dire oggi, necessaria? Mi riferisco all’abbattimento di piante che hanno suscitato in diverse persone tanto clamore. Preciso: se non era lecito abbattere quelle piante che, lo ricordo, sono state eliminate in ragione di una fluidità del traffico pesante (articolati in entrata in città), come mai non sono state aggiunte delle clausole in merito al non abbattimento di quelle piante? Mi indigna, come cittadino prima che come opinionista, il voler venir meno a quanto a suo tempo avallato solo per gettare discredito verso l’attuale amministrazione che ha delle responsabilità sull’evidente immobilismo amministrativo, ma non su questa opera.
2^) La lentezza dei lavori: altra spinosa questione che va asciugata dalle responsabilità in quanto i tempi di realizzazione della rotatoria erano stati dall’inizio determinati in 4 mesi di lavori, vale a dire dai primi giorni di aprile alla prima quindicina di luglio (in realtà saranno meno). La ditta incaricata ha lavorato con poche unità? Se nell’appalto è previsto la chiusura in una certa data, cosa cambia se il lavoro lo fanno 3 operai o 100? La cosa che conta, la sola è che la consegna avvenga nel tempo stabilito dall’appalto. Nè prima né dopo.
Ora si attende l’inaugurazione e, con essa, l’auspicata fine delle polemiche che devono andare di pari passo con una nuova realtà urbana che consentirà, statene certi, una maggiore serenità e l’eliminazione di un quadrivio cruciale per il traffico, specie in ragione delle scuole e dell’intensità del volume del traffico stesso in alcune ore della giornata.
Alla giunta Biancareddu, e credo che nessuno possa dimostrare il contrario, potrei imputare altre lacune vistose, come la questione dell’acqua e del contratto capestro con la fatiscente Abbanoa, una mollezza nella vertenza sanità e sulla sorte del nostro ospedale, un’eccessiva demagogia in campagna elettorale. Cose dette e promesse, a cui la stessa amministrazione non ha dato seguito come ci si augurava tutti.
Un’altra considerazione a parte merita la questione risorse. Non è affatto vero che ci siano i soldi. L’impossibilità di troppi a capire che quello che sta accadendo è un disegno pianificato dai poteri forti e che mira al disfacimento graduale, ma costante, degli enti intermedi che pagano, a loro volta, il nazismo finanziario che deriva dalla nostra presenza nella UE e nell’euro. Uno sfacelo che si riflette, dai piani alti a quelli più bassi, secondo una sequenza che costringe a soccombere o difendersi con la tassazione stellare di questi anni.
Credeteci oppure no, ma questa strada intrapresa dal nostro paese, inteso come Italia, è un tunnel senza uscita se non prendiamo coscienza che nulla cambierà mai, se tutto resta com’è. Per potersi opporre con gli attuali strumenti a disposizione, è necessario unire tutte le forze intellettuali, capire i meccanismi di questa futura, ennesima, recessione che ci aspetta, e cooptare ogni risorsa umana, ambientale, sociale seguendo una strada nuova per garantire almeno la sopravvivenza di questa nostra terra (intesa come Gallura). Abbiamo ricchezze che tutti ci invidiano, non disperdiamo tutto con la discordia e le appartenenze.
Bando ai populismi, alle urla, ai proclami inutili, pieghiamoci tutti le maniche e lavoriamo per un bene collettivo e una vera rinascita del nostro popolo. Crediamoci. Forza Tempio e Forza Gallura!
Antonio Masoni (libero da bandiere, amico di chi lavora per il bene comune)