Tempio Pausania, E sono 34! 28 luglio 1983, commemorazione dei caduti di Curraggja.

Tempio Pausania, 25 lug. 2017-

La nota dal sito del Comune di Tempio:

Si avvicina il 28 luglio. Una data che ha segnato profondamente Tempio e la Gallura . Una ferita sempre aperta nella memoria della comunità. Quest’anno ricorre il 34esimo anniversario di una tragedia che nessuno in città potrà mai dimenticare. La lotta contro le fiamme che attaccarono la collina di Curragghja minacciando la città portò via nove vite che sono state strappate all’affetto della propria famiglia, dei parenti e degli amici.

Alle vittime e alle quindici persone che rimasero ferite, che rappresentano per la nostra città i valori dell’amore verso la propria terra, dell’altruismo e del coraggio, è dedicato questo giorno della memoria. Grazie a loro, a questi uomini generosi, si evitò una tragedia ancora più grande.

Diego Falchi, 43 anni, maresciallo del Corpo Forestale;

Salvatore Pala, 40 anni, maresciallo del Corpo Forestale;

Tonino Manconi, 50 anni, ex segretario comunale di Aggius e Bortigiadas;

Claudio Migali, 37 anni, vigile urbano;

Tonuccio Fara, 36 anni, muratore;

Luigi (Gigi) Maisto, 24 anni, operaio tessile;

Mario Ghisu, 35 anni, operaio forestale;

Sebastiano (Nino) Visicale, 32 anni, impiegato;

Silvestro Manconi, 44 anni, muratore.

Ricordiamo anche Vanni Bisson, già assessore e consigliere comunale, insignito insieme ai caduti e ai feriti sopravvissuti della medaglia d’oro al valor civile conferita dal Presidente della Repubblica , che ci ha lasciato e che portava i segni di quel giorno nella propria anima e nel corpo.

Il Sindaco e l’amministrazione invitano tutti i cittadini a partecipare per stringersi in un abbraccio simbolico ma caloroso attorno alle famiglie delle vittime e dei superstiti e condividere tutti insieme la commozione e i sentimenti che il ricordo di questa giornata continuerà a suscitare nella nostra città.

Questa data, dichiarata nel 2007 Giornata europea di sensibilizzazione contro gli incendi boschivi in memoria di tutte le vittime cadute nella lotta al fuoco dalle regioni europee partner del Progetto Interreg III C OCR Incendi e nel 2011 giornata regionale in ricordo di tutte le vittime degli incendi in Sardegna, sarà commemorata attraverso una serie di appuntamenti.

Si inizierà alle 18, 00 con la deposizione di una Corona d’Alloro nel monumento presso il Viale Caduti di Curragghja;

Seguirà alle 18. 30 la deposizione di un’altra Corona d’Alloro presso il Monumento Funebre nel Cimitero Cittadino

Alle ore 19. 30 sarà celebrata una Santa Messa nella Cattedrale di San Pietro cui seguiranno, sempre presso la Cattedrale, musiche e cori.

RIFLESSIONE: Come qualsiasi tempiese che ha vissuto quel triste giorno, ripenso spesso a quella tragedia. Lo faccio quasi ogni mattina, quando vado al lavoro. Quella strada, un po’ perché un richiamo sordo nell’anima, la percorro di frequente. Mentre guido, il panorama accanto a me lo rivedo bruciato, una specie di meccanico ed impulsivo ritorno al mio motorino Garelli, quello con cui mi ero recato in cima per osservare, come la metà della popolazione, quel rogo avvicinarsi alla collina. Caldo asfissiante e fumo che saliva dal canale, sempre più acre e violento. Mamma mi aveva detto di stare attento, lei a letto nella sua dialisi peritoneale aveva paura. La faceva da due anni circa, prima di passare alla emodialisi con cui poi avrebbe vissuto per altri 12 anni. In cima, con centinaia di altri uomini e ragazzi, mi ero intrattenuto spaventato, confortato io e gli altri dalla presenza di chi tranquillizzava ed invitava a stare lontani e tornare a casa. Caspita avevo 26 anni, mica ero un bambino, seppure quel Garellino dava altra impressione. Le fiamme stavano risalendo la collina, ad una velocità incontrollabile. “Il vento del fuoco urlava qualcuno, scappiamo!”. Capii solo dopo del tempo cosa volesse dire quella espressione, lanciata da più voci, come un avviso di Tempio nelle fiamme.

Le campane suonavano, la gente era sconcertata, atterrita dal fumo che si indossava come una maglietta. In fretta, come tanti altri, scappai, non era roba per me, forse non lo era nemmeno per chi, impavido, in infradito, scarpe da tennis, stava cercando l’eroismo pret a porter. Riaccesi il Katia e giù in discesa sino a casa, una traversa della strada panoramica. A casa dissi a mamma e a mio padre, “il fuoco è qui, andiamo via”. Ci misi poco, staccai mamma dalla sacca della dialisi peritoneale, lo facevo ogni giorno assieme a babbo. Solo che era presto, prima delle solite 4 ore che passava a letto a lavarsi il peritoneo e filtrare il liquido liberandolo dalle tossine. Chiudemmo tutto, abbassammo le tapparelle, facemmo scorrere l’acqua e decidemmo di stare a casa. Ma non per molto, appena avvertimmo un calore insostenibile, ancora in tempo, saltammo nella macchina e, tra nuvole nere di fumo e clacson e sirene nell’aria come suoni di morte, andammo a casa da mio zio, al centro. Forse là si era al sicuro. Caos, ovunque persone che correvano e andavano alla cieca, qualcuno a guardare se dalla sommità di Curraggjia erano spuntate le fiamme. Una lingua di fuoco aveva aggirato la collina e scendeva dalla vallata che guarda Nostra Signora. La minaccia, diceva qualcuno, veniva da Rinaggju. Se prendeva lì, era finita. Il fuoco sarebbe disceso nella città. Così non fu, per fortuna. Dopo diverse ore, quando sembrò che l’intervento anche dei mezzi aerei avesse avuto ragione del fuoco, tornammo a casa, convinti che poco avremmo trovato. Invece, seppure le fiamme avevano lambito le case a valle, nessuna abitazione della zona era stata colpita. Persino una bombola di quelle condominiali, messa in uno spazio che si era bruciato attorno, era intatta. Dissero che non prendeva fuoco un bombolone del gas, a meno che non ci fossero delle perdite anche minime. Le tapparelle, per il grande calore, erano squagliate ma il fuoco aveva risparmiato la casa e tutti noi stavamo bene. Sera tardi, erano già calate le ombre, si fa per dire perché era tutto buio e fumo da ore e col sole, presi l’auto e salii in cima. Non mi fecero passare, “ci sono morti”, disse qualcuno. E quanti furono, la storia lo ricorda ogni anno, quelli periti quel giorno e gli altri, deceduti più tardi. Poi i feriti, tutti amici, quasi coetanei, che, come Vanni e Mario, si sono lasciate falangi nelle fiamme. Dopo qualche settimana, a Torino morirono Gigi e Nino.

La Settimana Enigmistica, qualche anno dopo Curraggjia, (forse al 28 orizzontale) di uno schema libero, chiese: La città della più grande tragedia di fuoco in Italia. Ebbi qualche dubbio, forse ce n’era stata qualcun’altra. No, era la nostra città. Questa è la memoria mia, per il po’ che serve, un ricordo banale ma che ogni giorno, percorrendo quella strada, si riaccende di fumo e cenere.

Il 28 luglio 2007, anniversario della tragedia, la data dell’incendio è stata dichiarata Giornata europea di sensibilizzazione contro gli incendi boschivi, dalle regioni europee partner del Progetto Interreg III C OCR Incendi, in memoria di tutte le vittime cadute nella lotta al fuoco. 

Antonio Masoni

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