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Lina Gala, una vita dedicata agli altri. Muore a 74 anni una donna di grande forza e coraggio.

Scrivere di Lina Gala, dopo che ho avuto la triste notizia, è immediato ricordo della sua figura, una grande donna di coraggio, forza e dedizione al prossimo.

La conobbi nei primi anni ’90, quando insieme ad altri appassionati, costituimmo una società ciclistica ed iniziammo un percorso di diffuzione e di amore per la bicicletta che ancora oggi esiste e resiste.

Lina era allora coordinatrice di un centro di aiuto al disagio e alla Sofferenza psico-fisica Vivere Insieme. L’associazione aveva una struttura nel quartiere Rinascita, oggi chiusa e preda di vandalismi vari. Nata come scuola di periferia, la struttura diventa sede sociale per un gruppo di persone, tra cui lei e la amata sorella Teresa. Il fine è di fungere da centro sociale per malati e parenti.

Conosco in quegli anni un mondo a me ignoto. Ne divento immediatamente solidale e cerco di promuoveere anche qualcosa insieme ad altri volontari che gli dedicano ore e ore del proprio tempo.

Vivere Insieme vive e cresce, aumenta i suoi volontari che tanto si danno da fare per gli altri. 

Con Lina ci si vede spesso, è normale non respirare la  sua stessa aria di solidarietà, ti coinvolge e si affida anche a te che nello sport cerchi di fare quanto lei fa nel sociale.

Lei ha una grave disabilità, dalla nascita, ma gode di una rara sensibilità e di una raffinatissima intelligenza, frutto di letture, studio e conoscenza. Si organizza una pedalata amatoriale, una passeggiata tra le chiese periferiche e sino alla chiesetta di Bonaita. Si chiude a San Bachisio, dove il comitato dei festeggiamenti prepara un pranzo comunitario. Bellissimo, tutto molto empatico e di piena condivisione tra normo e ipo dotati. Una festa, replicata in altri contesti e con altri attori. Come un festival canoro da Giordo con tanti cantanti e gruppi ad esibirsi. Lina c’è sempre, non mancano mai né lei né Teresa, né tutti gli amici del centro, i parenti di persone meno fortunate con tanta voglia di esserci e di vivere. 

Durante i 65 giorni di occupazione del Paolo Dettori (18 novembre/21 dicembre) mi si dice che c’è una persona che è ricoverata in medicina. Si chiama Lina e dice di conoscermi e di voler mettere anche lei la firma di sostegno alla lotta.

Vado a trovarla, ha il respiratore, gravi affezioni che la tengono a letto. Lei che di letti o di sedie a rotelle per muoversi, certo non ha nostalgia. Mi vede e mi sorride, da dietro il respiratore ne capto la gioia. Mi vuole bene e sa di essere ricambiata, nonostante la vita abbia sempre qualcosa da cambiare nelle relazioni umane.

“Ciao Lina, ti ricordi vero?”. Annuisce e parla anche. Senza saperlo, sto piangendo dentro, i ricordi si fanno tumultuosi.

Vanno alla sua casa, nel grattacielo Belvedere, alla sua casa condivisa con la sorella. Si discuteva allora di progetti comuni per Vivere Insieme, ci si confrontava su iniziative nuove, si parlava e si leggeca. Lei leggeva e apprezzava quanto scrivevo. In qualche modo, è la prima che ha letto miei scritti personali sul senso profondo della vita. Leggeva a voce alta, mentre Teresa preparava l’ennesimo caffè in capsule, con Lina ne bevevano a ettolitri. Tra i pochi, se non i soli vizi di due persone certo non fortunate che avevano compensato il disagio con la vivace vita di relazioni umane, quelle belle che ti arricchiscono.

Oggi, a 74 anni, cede anche lei, come Teresa qualche anno fa. Ho un dolore acuto nel cuore, fa male e tanto.

Sono contento di una cosa però. Lina mi lascia una firma preziosa, non solo quella a sostegno per l’ospedale, ma quella tatuata nella mia anima. La memoria di una donna coraggiosa e forte, tenace e a volte scontrosa, ma viva e illuminata dalla sapienza della conoscenza. Senza mai cedimenti, lo sguardo sempre puntato verso la vita.

Mi manchi già Lina, è vero che non ci siamo più visti né sentiti ma quel tuo sorriso brillante mi conforta adesso. So che penserò a te e sempre nel tuo ruolo di donna che mai si è arresa alle intemperie della vita. Sei stata per me maestra e una maestra non puoi mai scordarla.

Ho con me la tua preziosa firma, la custodisco per sempre.

Ciao Amica Mia Carissima.

Un abbraccio ai fratelli Simone con Gerolama e Gian Franco con Giovanna, ai nipoti e a tutti i parenti-