Tempio Pausania, 28 dic. 2015-

Di te,
mi ricorderò sempre,
preso com’eri da questo dramma quotidiano,
assalito da dubbi e speranze su presente e futuro…
mai uno sguardo al passato,
se non per rammentarmi di quel cuore pazzo, e di quel dì…
di quella nuova vita che aspettava la tua infinita pazienza.
Se non son venuto in ospedale,
so che mi hai perdonato,
e poi…nemmeno tu ti sei affannato a farmi sapere di te..
solo ora ho capito la tua grandezza di uomo…
solo adesso che hai chiuso gli occhi alla vita.
Lo sentivo, nelle tue parole sempre cadenzate e sobrie,
quel malcelato pudore a parlare del male…
come se non ti appartenesse,
come se non volessi far sapere dei dolori lancinanti e perenni..
Quel filo di speranza,
sai…l’ho coltivato dentro di me e l’ho fatto mio,
invece era solo roba tua…e non volevi spartirlo con nessuno..
Caro amico,
averti sentito parlare,
aver respirato quella tua sottile fiducia in una svolta,
mi ha stupito..
e dire che ne avevamo di cose in comune!!
Ora viaggio, sono a quella stazione là,
torno indietro di tre mesi
e ripenso a quegli spicchi d’aglio e a quel pugnetto di riso..
day by day, volevo documentare il tuo nuovo percorso..
Non lo feci…e meno male!
Oggi, ti rivedo con quei calzini a caviglia e le gambe magre,
e quella serenità interiore che per me era forza, era essere uomo..
e tu lo eri uomo! Oh se lo eri!
Non sarà certo il tempo a stabilirlo!
Il tempo non esiste, caro amico..
è solo un percorso tra i capelli folti e quelli radi e bianchi,
un compromesso, dove contano solo gli attimi vissuti,
quelli scanzonati e quelli dei beep in ospedale..
Grazie Andrea,
per quanto mi hai dato senza sapere di averlo fatto.
Antonio