Tempio Pausania, Un piccolo gesto commovente per Gianni Galdi “…gli chiesi un modellino di un auto piccola, ma quella macchinetta non è mai arrivata”.

Tempio Pausania, 28 set. 2018-

Quando pensi che la vita ti abbia appagato, quando hai visto e conosciuto migliaia di belle persone, pronte a dare e darsi una mano, quando speri che ognuna di queste storie, per quanto siano state amare per chi le ha vissute, abbiano sempre un lieto fine, ti arriva un’altra gradita sorpresa, non grande in quanto al valore, ma enorme perché arricchisce quella umana compassione che è il segreto della felicità, di una possibilità che ancora ci siano persone che leggono, capiscono e si immedesimano negli altrui stati d’animo con una tale empatia da lasciarci felicemente sospesi tra la speranza e la quotidiana lotta alla fatiche della vita. Ti arriva d’improvviso una fiamma di robusto fuoco di emozioni vere, inspiegabili per la loro piccolezza ma grandissime per quanto si cela dietro ad esse.

Ricevo stasera questa lettera e alcune foto. Appena ricevuta sono scoppiato in lacrime, eppure si è trattato di un semplice pensiero ma ciò che si sprigiona dai piccoli gesti è soggettivo e così ne ho voluto scrivere, in accordo con l’anonimo e sensibile donatore. Ecco cosa mi ha scritto.

” Buonasera Antonio, non ci conosciamo personalmente. Mi chiamo P., sono di Tempio, e seguo come tanti il tuo blog. Son rimasto colpito qualche giorno fa dalla storia del signore napoletano che cercava il padre. Una storia davvero triste, che mi ha particolarmente colpito per diverse ragioni. Avendo letto che il signore ha intenzione di venire a Tempio per vedere almeno dove è sepolto il padre, e che vi incontrerete, mi farebbe piacere fargli avere un piccolissimo pensiero (in forma anonima) che ho sentito di fargli: un modellino della 126 verde che aspettava dal padre quando poi è andato via. Purtroppo ho trovato solo quella che ti mando in foto, che dalle foto in rete sembrava anche più verde e invece è più sul giallino, però penso possa fargli piacere lo stesso. Se ti va, un giorno della settimana prossima ci vediamo e te la porto. Ciao”.

Che bello ho risposto, ringraziando P. del gesto e rinviandoci alla settimana prossima per incontrarci , mentre pian piano son tornato indietro nel tempo sforzandomi di ricordare qualcosa di simile, quell’oggetto desiderato che aspettavi e non è venuto. E’ capitato a tutti ma, in questa storia che in tanti avete letto e condiviso, c’era dietro lo sconforto di un bambino di soli 7 anni che vide il padre uscire di casa nell’aprile del 1974 e non lo vide mai più.  Le sue parole nella lettera che mi ha scritto urono queste “….Gli chiesi un modellino di un auto piccola, volevo la Fiat 126, mi ricordo anche il colore che doveva essere verde, ma quella macchinetta non è mai arrivata”. La sua “ultima istantanea”, la definì nel racconto. Poi ben 44 anni di silenzio, interrotto qualche volta da litigi telefonici, incomprensioni persistenti, inutili e vane attese di un incontro. Sino a qualche settimana fa, quando Gianni Galdi apprese da me che suo padre Giorgio era deceduto nel 2011, e lui non aveva saputo mai nulla.

Tristezza, sentimento che abbatte ogni resistenza se non immediatamente affrontata con qualcosa o qualcuno che ti raddrizzi la traiettoria insidiosa, piena di curve pericolose, di discese nell’oscurità. Gianni ha ricevuto da questa comunità un suffragio di parole, bellissime frasi e inviti a venire qui a Tempio, ha saputo quanto Giorgio fosse stato amato da Tempio e dai tempiesi, ha ricevuto telefonate, attraverso me gli sono arrivati decine di messaggi per un prossimo benvenuto. Ora lui sa come verrà accolto, qualora i suoi impegni di lavoro e anche le sue possibilità glielo permetteranno. Però ha promesso e noi lo aspettiamo.

Nel frattempo Gianni, ecco cosa ha voluto donarti questo sensibile interprete della vera compassione. Quando l’avrai tra le tue mani, sarà come se a dartela fosse Giorgio, tuo padre.

Ciao Gianni, qui ti aspettano, sei un tempiese adottivo ora, come Giorgio.

“C’è speranza” ci siamo detti con Riccardo nel suo bar, dopo avergli mostrato questa foto. E forse c’è ancora speranza che qualche sorpresa felice la vita la riservi a tutti. Ne sono sicuro e ci credo.

Antonio Masoni

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