Tempio Pausania, 22 feb. 2016-
L’estandarte ( bandiera) de la Nuestra Señora de Lugar santo( Luogosanto) .
In Gallura, nell’odierno paese di Luogosantoi, esiste ancora un piccolo santuario dedicato alla Madonnaii, a cui il pontefice Onorio III avrebbe concesso nel 1227, secondo una ben consolidata tradizione popolare, il titolo di basilica minoreiii, col privilegio della Porta Santa, da aprirsi ogni sette anniiv.
Secondo la stessa tradizione questo modesto locus(cenobio)v, sarebbe stato eretto nel 1217vi, da due frati francescani, al loro rientro da un pellegrinaggio in Terra Santa vii e in preda a una visione mistica e lo avrebbero fatto nei pressi di due luoghi di culto dedicati a due anacoreti bizantini: Nicola e Trano, vissuti, in quel sito nel VIImo secolo e dagli stessi frati, ritenuti santi.
In realtà al VIImo secolo risalirebbe solo la festa dell’8 settembre introdotta in onore della vergine Maria, dal pontefice Sergio I (687-701)nel solco della tradizione bizantinaviii, mentre i due anacoreti Nicola e Trano sarebbero stati in realtà confusi dai pastori che continuavano ad abitare sempre più isolati in quei siti con san Nicola Pellegrino e Tranoix( da non confondere con San Nicola di Bari), nato a Stiri nella Grecia meridionale (attuale Distomo) e canonizzato da papa Urbano II appena due anni dopo la sua morte avvenuta in data 2-6-1094 nella città costiera di Trani( detta appunto anticamente Trano). Confusione per tanti versi favorita dalla Damnatio memoriae imposta dalla chiesa cattolica romana nei confronti dei santi greco-ortodossix a seguito dello scisma del 1054. Da qui l’ autorevole avvallo all’ esistenza di questi due anacoreti bizantini e alla visione mistica sei secoli dopo dei due frati francescani.
Ci penserà poi la nuova dominazione pisano-viscontea a continuare in questa falsariga facendo sorgere in prossimità di questo piccolo santuario mariano un agglomerato abitativo denominato appunto Locus-Sanctoxi.
Ne consegue, come ben disse Alessandro Soddu in data il 5 settembre 2009 in occasione della presentazione del volume Il Condaghe di Luogosanto, la necessità che
<nella dialettica tra verità storica e leggenda, che riguarda l’origine di un gran numero di santuari sardi –intervengano- storici dell’età moderna e della Chiesa e soprattutto gli agiologi per comprendere fenomeni che sfuggono ad una mera ricostruzione di eventi sulla base di fonti scritte anche autorevoli e richiedono piuttosto la conoscenza delle grandi correnti del cristianesimo e dei meccanismi che sovrintendono alla costruzione e diffusione della devozione popolarexii>.
Luogosanto nei primi lustri del XIV secolo apparteneva alla Curatoria di Montangia ed era ubicato tra le villa di Sant Steve, Urannoxiiie Surake, lungo l’itinerario che dalle zone interne e dal monte Limbara portava rasentando Lapia (l’odierna Bassacutena), alla roccaforte di san Giorgio (attuale monte Castedduxiv) ed al porto di Mela-Taras (attuale Santa Teresa), entrambi aggettanti nello stretto di Bonifacio.
Nelle sue immediate vicinanze, sorgeva anche la roccaforte alto-giudicale di Balanianaxv,nelle cui vicinanze i Visconti avevano costruito nel XIII.mo secolo, un imponente palazzo signorile adibito a loro residenza attualmente chiamato Baldu. Vi aveva soggiornato anche la giudicessa Adelasia di Torres forse insieme al suo giovane marito, Enzo Hohenstaufen, figlio naturale di Federico II di Svevia , come lui devoto a san Nicola pellegrino di Trani.
Purtroppo la piccola villa di Luogosanto, pur ancora abitata da alcuni liveri majorales (esponenti della aristocrazia giudicale autoctona), si estinse verso la fine del XIVmo secolo, come la gran parte dei villaggi sub-costieri della Gallura, per il venir meno della dominazione pisana e viscontea e per le continue pestilenze.
Le cruente repressioni attuate dai nuovi dominatori aragonesi e le lotte sostenute contro i Doria e Mariano d’Arborea, sempre per il controllo commerciale dei porti di Castelgenovese, Vignola, Santa Reparata, Longosardo, Porto Putzu, Arzachena, Cugnana e Terranova facevano il restoxvi.
Del resto re Alfonso Il Magnanimo, aveva deciso di smilitarizzare completamente per i loro eccessivi costi gestionali. sia il castello di Longonsardo (nel 1423 ) che quello di Balaniana (nel 1442). Non deve perciò destar meraviglia se i pochi frati francescani, che continuavano a risiedere a Lugar Santo, verranno costretti nella prima metà del XV.mo secolo a trasferirsi nella più sicura Fonni, benché lo stesso re Alfonso avesse concesso in feudo, in data 4 febbraio 1421, al vice re mossen Rimbau de Corbeira tutto il vasto territorio, sito…a terminis ville de Longosardo usque ad terminum de Casteldoriaxvii.
Il Santuario veniva a questo punto gestito dalle poche famiglie pastorali che continuavano a risiedere in quei siti rupestri, e da qualche sparuto sacerdote di Tempio o di Aggius, che lo dotavano nel corso degli anni di un fonte battesimale e di una nuova chiesetta , dedicata a San Quiricoxviii.
Veniva persino visitato nel 1519 dal nuovo vescovo di Civita e Ampurias , monseñor Luis Gonzalesxix, un fray minorita francescano di Valenza, legato da stretti vincoli d’ufficio e d’amicizia con l’arçobispo di Sassari, monseñor Salvatore Alepusxxe con Pedro III Maça- Carroç il Moderno . Anzi una volta rientrato a Sassari non tardava ad informare di questa sua visita gli arcivescovi di Cagliari, Arborea, Torres e loro suffraganei, con una sua dettagliata lettera patente d’indulgenzaxxi.
Ma sarà soprattutto a partire dalla seconda metà del XVI secolo che verranno annualmente celebrati in questo sanctuario nella prima decade di settembre di ogni anno los festejos de la Virgenxxii e ogni sette anni el rito de apertura de la puerta santa da parte di pellegrini che arrivavano da tutti i paesi della Gallura e dagli stazzi più remoti, tanto da diventare come tutte le celebrazioni religiose campestri dell’età barocca xxiiie post tridentina, occasione di composizioni poetiche , cantate e non, di compravendite di bestiame, di trattative pacificatrici per faide non ancora risolte o per contrasti di pascolo anche se a volte non mancavano accese rimostranze contro l’esosità delle decimexxiv, del fisco feudalexxv o regioxxvi o contro i barracelli che confiscavano con troppo disinvoltura il bestiame che sconfinava nelle vidazzoni e perfino omicidi
Valga per tutti l’efferato assassinio dell’avv. Joseph Carcopino avvenuto nel settembre 1757 durante los festejos de la Virgen di Lugar Santo alle ore 7 di Francia( ore 19) mentre insieme a suo fratello si lamentava col Delegato consultore di Tempio don Thomas Lepory della esosità delle decime ecclesiastiche. ( Il 10 ottobre verranno arrestati don Gavino Pes Sardo appaltatore delle decime di Civita insieme al suo suocero don Pedro Pablo Massidda-Misorroxxvii, con l’ accusa di essere stato i mandanti dell’omicidio e di aver assoldato il noto sicario Antonio Deidda xxviii). E che dire del cospicuo patrimonio in bestiame e in terreni pascolativi posseduto da santuario e spesso frutto di tanti lasciti testamentari che consentiva ai suoi obrieri di svolgere una importante ruolo economico-assistenziale.
Lo stesso Goffredo Casalis scrivendo delle festività galluresi ci informa
<..la più solenne è in Luogosanto addi 8 settembre nella quale sventolano le bandiere di tutti i popoli di Gemini e di tutte le confraternite. Le insegne de’ comuni sono accompagnate da molta gente, e quando questi drappelli giungono sul fiumicello Bandiera in distanza da Luogosanto di circa tre quarti d’ora ivi devono soffermarsi finchè arrivi la compagnia dei tempiesi, la bandiera dei quali deve precedere tutte le altre, che poi tra loro hanno certo ordine. Giungendo queste confraternite nel recinto di Luogosanto mentre ordinatamente le une dopo le altre le diverse schiere caracollano intorno alla chiesa si fanno grandi plausi ed è continuo lo scoppio degli archibugi salutando i popolani le rispettive insegna. A questa festa….deve assistere la metà dei Benefiziati e Canonici della cattedrale……Sono in Luogosanto diversi ospizi per le genti dei diversi paesi. Ogni comune ha il suo operaio della Bandiera, e le confraternite hanno ciascuno in proprio…xxix>
Il vicere Francesco Lascaris conte di Castellar (1777-1780) per evitare che si ripetessero i disordini che si erano verificati durante los festejos del settembre 1778 tra li particolari di Luras e Calangianus e i Dragoni del distaccamento del Reggimento di Sardegna di stanza a Tempio( tre morti tra la truppa e due villani)xxx,aveva addirittura vietato fin dal marzo 1779 la partecipazione con cavalli, armi e bandiere xxxi ai festejos che si dovevano celebrare nel successivo mese di settembre.
Questo santuario mariano era stato persino visitato nel 1683 dal Governador del Cabo de Caller y Gallura don José Delitala y Castelvíxxxii . Ne approfittava per tradurre durante il suo soggiorno alcune cansones spagnole in lingua gallurese xxxiii e per entrare a gamba tesa contro il partito tempiese dei castelvies ( tendenzialmente antigovernativo)fino a denunciare ai giudici del tribunale della Reale Audiencia il familiare del Santo oficio di Calangianus Nicolasino Mossaxxxiv
Le funzioni religiose venivano sempre ufficiate dai canonici della collegiata tempiese di san Pietroche per l’occasione soggiornavano in apposite cumbessiasxxxv. Del resto avevano l’obbligo di farlo secondo turni prestabiliti mentre la loro assenza veniva addirittura sanzionata con una multaxxxvi.
I suoi obrieri nominati a turno, nell’ambito di un ristretto elenco di thenientes de salto (capi cussurgiali ), erano stati anche autorizzati dal vescovo di Civita a concedere prestiti in denaro, in grano o in bestiame con l’ interesse annuo del 6%xxxvii, non disdegnando tuttavia di praticare negli anni ‘30-‘60 del XVII.mo secolo un lucroso contrabbando di bestiame, carne salata. lardo e formaggio con la vicina Corsica e con la stessa flotta francese e barbaresca, fino a trasformare la chiesa di San Quirico, in una vera e propria zecca clandestina di monete di argento e di vellon false oltre che sicuro rifugio di banditi e ribelli corsi .Questi fatti avevano sempre preoccupato i vice re Juan Andrea Doria principe di Melfi (20-3-1638 / 18-1-1640), don Fabrizio Doria duque di Avellano ( 9-3-1641 / ?-4-1644), don Luis Guillem de Moncada y Aragon,(13-11-1644/?-?-1649), don Juan Iacobo Teodoro, Principe di Trivulcio (10-6-1649 / ?-5-1651)e don Beltram Velez de Guevara marques de Campo Real(12-7-1651 / 20-2-1652) .In particolare il principe di Trivulcio, aveva proposto al doge Agostino Centurione por medio del ambajador en Genova un più stretto controllo navale dei seis millas del mar dello stretto di Bonifacio.Non parliamo dell’ambaxador di Spagna en Roma, don Domingo Hurtado de Mendoça, duca dell’Infantadoxxxviii, che dopo aver sostituito nel 1649 nell’ordine don Inigo Velez conde de Oñatexxxixe don Juan Cristobal de Velasco de la Cueva y Pachechoxl , continuava a sollecitare al pontefice Innocenzo X un apposita Bulla atta a ridurre nella diocesi di Civita il numero dei luoghi sacri muniti di diritto d’asiloxli.Era intervenuto persino re Filippo IV scrivendo nel 1651 monseñor Gavino Manca y Figo
< que era de su consejo la necessidad de no permitir que los monederos falsos con sus mujeres y familas se acogiesen a la(si servissero della) immunidad refugiandose en las Iglesias al ser perseguidos de donde resultaba hallarse(trovarsi) ordinariamente plenas de delincuentes con notable indecentia de los lugares sagratoxlii>.
Ma il presule nonostante questa dura nota reale, non andrà mai oltre una curiale e doverosa attenzione anche perché moriva di lì a poco a Sassari. Del resto che altro poteva fare contro l’ abuso più che secolare dell’immunidad delle chiese campestri galluresi, già fortemente denunciato nelle Relazioni ad Limina dai vescovi Juan Sannaxliii, Phelipe Marimonxliv e Jacopo Passamarxlv. Senza considerare la palese ostilità nutrita nei suoi confronti da parte dei canonici della collegiata tempiese che continuavano ad accusarlo di non aver mai sufficientemente difeso la loro autonomia da CastelAragonesexlvi.
Ebbene, risale proprio a questi tormentati anni la confezione della gloriosa bandiera della Virgen de Lugar santo, diventata emblema della resistenza del popolo gallurese in occasione dell’invasione dell’arcipelago de la Maddalena e delle coste del nord-orientali sarde da parte delle truppe franco-corse nell’ultima decade del XVIIImo secolo
Una ben consolidata tradizione popolare ci informa, che era stata confezionata dalla moglie di Francesco Casalloni, un ricco pastore di san Pantaleo di Milmeggju e donata come ex-voto, al santuario della Virgen de Lugar santo xlvii, dei cui festejos il marito erada qualche anno il capo soprastantexlviii.
Ma vediamo di raccontare l’episodio sotteso a questa donazione, per tanti versi leggendario se non addirittura fantasioso.
Quando durante i festejos del settembre 1660 giunse a Luogosanto la notizia di un incursione barbaresca nella cussorgia costiera di Milmeggju .Francesco Casalloni, che si trovava allogggiato da qualche settimana con la moglie in una cumbessia del santuario per i preparativi della festa, se ne era immediatamente preoccupato, dato che i suoi due figli maschi, Stefano e Luca si trovavano nel rebaño di Giacumeddu per custodire il numeroso bestiame al pascoloxlix.
Decideva perciò di rientrare immediatamente a Milmeggju facendosi accompagnare da un gran numero di servi pastori, mentre sua moglie temendo il peggio, prometteva alla Virgen Maria che se suo marito avesse trovato incolumi i suoi due figli, avrebbe ricamato per il santuario una bandiera di lino con la sua immagine con l’aggiunta del denaro necessario per costruire un nuovo e capiente alloggio per la Suprastantia
La Madonna esaudì il suo voto. Infatti quando suo marito, dopo una cavalcata notturna di oltre 50 miglia di boschi, colline e radure, giunse nel suo stazzo di Giacumeddu , aveva trovava i suoi due figli illesi, dato che avevano fortunosamente pernottato per il gran caldo nella notte dell’incursione , in una altura rocciosa, sotto un secolare olivastro,ad un centinaio di metri dal recinto del bestiame.
Racconta la leggenda, che i corsari barbareschi, dopo essersi impadroniti di numerose caprette ed aver incendiato l’ovile si erano in tutta fretta reimbarcati nella loro nave . Ma esasperati dal belare e dal fetore non tardavano ad abbandonare le capre nell’isola di Tavolara. Da qui, secondo don Salvatore Pes, pro- Parroco,dal 1895 della Parrocchia rurale di San Pantaleo di Milmeggjul, le capre selvatiche, che ai suoi tempi pascolavano ancora numerose in questa suggestiva isolettali.
Gennaro Landriscina Lay
iM. Scampuddu, Luogosanto tra cronaca e storia, in Almanacco gallurese.1994-95. Chiarella Sassari. Pag.129-137.N. Pisciottu, Viaggio nei paesi della Comunità montana. Luogosanto, in CM3, Gallura, anno II, n°2, 1986.B. Spano, Memorie di Geografia antropica. La Gallura. Vol. XIII. Consiglio Nazionale delle ricerche . Roma 1958. Pag. 108-109 . Note 52-57. Alla data d’impianto a Tempio del vecchio catasto (1850) esistevano a Luogosanto18 case( cumbessias) disposte in modo da formare con la basilica ed il cimitero un recinto sub ellittico della superficie di 425 m2. Di queste 8 erano di proprietà della basilica, 4 delle confraternite di Aggius, Bortigiadas e Tempio e le 6 rimanenti di privati, quasi tutti proprietari tempiesi a giudicare dai cognomi( Bulcholu, Demuro, Pirisino, Arras).
ii G. Inzaina, 1954. Incoronazione della Madonna di Luogosanto, in Almanacco gallurese.1994-95. Ciarella Sassari. Pag.76-80
iii Nuova Sardegna 2 febbraio 1991, Un paese sardo a prova di pirati. P. L. Pisanu, I frati minori di Sardegna dal 1218 al 1639, tomo I, ed. La Torre pag. 55-61.
iv M. Careddu, Luogosanto-Un rito ripetuto nei secoli, in CM3, Gallura, anno VI, n°3, Nov-Dic 1990.
v D. Panedda, Il Giudicato di Gallura. Curatorie e centri abitati. Ed. Dessì, SS 1978.
viA. Murineddu, La Gallura, Ed. Fossataro, Ca.1962.N.Columbanu Rum,Arzachena. Ed. della Torre 2004.
vii G Fois, Le origini francescane di Luogosanto. In Almanacco Gallurese 2009-2010. G. Gelsomino Ed..2010. Pag.322-327.Poichè il santuario e le due chiesette fuint fata set agabadas in tempus qui viviat Honorius papa, (deceduto nel 1227), il pellegrinaggio dei due frati in Terra Santa avvenne presumibilmente quando san Francesco era ancora vivo, in una Gerusalemme ormai mussulmana. Essi si recarono nella chiesa di san Giovanni Battista, già sede dell’ordine monastico Giovannita, sede di una scuola di diritto islamico. E’ perciò presumibile che questi frati una volta rientrati in Sardegna abbiano donato queste chiese agli Ospedalieri di San Giovanni , se non altro perche ai francescani era vietato possedere luoghi di culto.
viiiC. Augias, M. Vannini Inchiesta su Maria. La storia vera della fanciulla che divenne mito. Rizzoli Ed. Milano 2013 Pag.96…. Non sappiamo quando sia nata la Vergine Maria. Infatti …La data dell’8 settembre, festa introdotta dal pontefice SergioI nel VII secolo nel solco della tradizione orientale, è arbitraria. Non sappiamo neppure dove sia nata…..
ixG. Pes Testimonianze strutturali storico-linguistiche alto medievali bizantine in Anglona, in Sardegna Antica, n26 II semestre 2004G. Cioffari. San Nicola Pellegrino, vita critica e messaggio spirituale.Levante Editore.1994 R. Pieracci: La Cattedrale di Trani Il Tranesiere suppl.n°1 1989: S. Nicola Pellegrino morì a Trani, in data 2-6-1094, dopo 25 giorni di edificante e taumaturgica permanenza nella città portuale pugliese. Questo giovinetto greco fu canonizzato nel 1099, con una Bolla di Papa Urbano II, per interessamento dell’arcivescovo di Trani, Bisanzio. I frati Benedettini avevano anche edificato, nel sito del suo arrivo a Trani, la omonima cattedrale romanica Si trattava di un periodo storico molto confuso, durante il quale si stava affermando in Puglia, ai danni dei bizantini, il dominio normanno, con la sola eccezione di Trani, che invece continuava a mostrarsi ostile nei confronti dei nuovi dominatori .Del resto questa città portuale era anche una delle tappe più frequentate dai pellegrini,sardi compresi, che rientravano in patria da Gerusalemme. Perciò non deve meravigliare, se il culto di S. Nicola e Trani, riuscirà ad attecchire, anche in Gallura nei primi siti rupestri, incontrati dagli stessi pellegrini, dopo il loro sbarco a MelaTaras o ad Arzaquen. A parte il fatto che negli stessi siti, sorgeva l’antica capitale del giudicato di Gallura villa Surake, ove aveva persino abitato Adelasia di Torres,dopo essersi separata nel 1230, dal marito Enzo Hohestaufen, figlio “burdo”di Federico II di Svevia; e sicuramente Adelasia deve aver contribuito divulgare il culto di questo santo pugliese, nei cui confronti il suo giovane marito era stato particolarmente devoto. In Anglona si diffonderà invece , il culto micaelico , con ben 5 chiese rupestri, anche queste edificate, ad “immagine e somiglianza” di quelle omonime, che sorgevano nel Gargano, nelle campagne di Taranto ed in altre località del sud Italia, soggette alla dominazione Bizantina
x Cherchi Paba La Chiesa greca in Sardegna CA 1962 .A. Boscolo, La Sardegna bizantina e alto giudicale. Sassari1978
xi M. Scampuddu, Luogosanto, in La Frisaia n. 90 anno XVIII. Pg.22
xiiG. Fois ,M.Maxia, Il Condaghe di Luogosanto, Olbia Taphros 2009
xiiiD. Panedda, Il Giudicato di Gallura. Curatorie e centri abitati. Ed. Dessì, SS 1978. cit. Luogosanto apparteneva alla Curatoria di Montangia, con capitale Ariaguono, distrutta nel 1330 dalle truppe di Raimondo de Cardona. Nelle vicinanze c’era villa Aristana, , con la chiesa di S. Reparata, già patrona di Pisa nell’alto medioevo. Nella vicina Balaniana sorgeva invece villa Surake ed il villaggio di Sant Steve con il palazzo di re Baldu e con la chiesa di S. Stefano , un proto martire ucciso durante il sacco di Roma del 257 d.c. e inumato nel cimitero di San Callisto, ma i cui resti, furono trafugati nel 1160, ad opera di un frate Benedettino, per essere trasportati nella città di Trani, nota per le sue simpatie bizantine. Perciò non deve meravigliare, se nei pressi di villa giudicale di Surake, i giudici abbiano eretta oltre ad una chiesa intitolata a questo protomartire anche la chiesa di S. Nicola Pellegrino, quasi a sottolineare i loro stretti legami culturali e dinastici con Bisanzio.
xivM. A. Amucano, Il sito di San Giorgio Monte Casteddu, in Almanacco Gallurese, 2010-2011. G. Gelsomino Ed. Cit.Pag.50-57
xv M. Scampuddu, Dai toponimi la nostra identità, in La Frisaia n. 93 anno XVIII. Pg. 27
xvi J. Day, Malthus smentito? Sottopopolamento cronico e calamità demografica in Sardegna nel tardo Medio evo, e J. Day, La Sardegna sotto la dominazione pisano-genovese . Utet Torino 1987 Pag. 184-185 in T. Panu , Storia di Tempio e della Gallura . Nuova Stampa color. Sassari 2010. Pag. 99-102.I demografi attribuiscono all’isola, verso il 1485, data del primo censimento dopo il periodo aragonese, 45-50 mila famiglie( 200 mila abitanti circa), mentre fra il 1320 e il 1324 indicano 75-80 mila famiglie( 300-320 mila abitanti). La stessa tendenza è constatabile in Gallura. Verso il 1320-1324 i centri abitati erano 52 e i fuochi 1337; verso il 1485 i centri abitati erano solo 7(Tempio, Calangianus, Aggius, Bortigiadas, Luras, Nuchis,) con una diminuizione dell’88%e i fuochi erano 573, con una diminuizione del 57%
xvii D. Panedda, Il Giudicato di Gallura. Curatorie e centri abitati. Ed. Dessì, SS 1978. Cit. Pag.127. Antico Antico Stato Regio Cagliari reg. F. I. , FF 96-98<…damus et concedimus … in perpetuum villam de Sylonis, Carciana, Haagiana, Crastu, Isscodu, Corruar, Ortumuradu, Capichere, Argragan, Bator, Laghustu, Aristan, Alvargios, Azimu, Melaaxum, Nuraghe, Canarini, Vingia Maior, Monte Arangia, Vingiolas, Montecaredis, Lapia, Arsaghene, Baredad, Augeda, et de Vianni, in encontrada de Gallura de Montagna situatas, quarum termini protenduntur a terminis ville de Longosardo usque ad terminum de Casteldoria, dicti Regni Sardinie. In quibus villis nullus habitat de presenti, nec habitavit a quinquaginta annis citra> Nell’estate dell’anno successivo Francesco Spinola aveva attaccato con una squadra di 7 galee Longosardo. Fu a questo punto che re Alfonso ‘Il Magnanimo’ decise di demolire il castello per i suoi elevati costi il castello.
xviii G. Casalis, Diz. Geog. Stor. Stat. Comm. per gli stati di SM il re di Sardegna Torino 1840 Pag. 181
xixA. Mastino, Francescani in Gallura, in Almanacco Gallur., 2010-2011. G. Gelsomino Ed. Pag. 321-327 M. Maxia, La diocesi di Ampurias. Studio storico onomastico sull’insediamento umano medioevale. Chiarella SS 1997. Pa. 222
xx S. Sitzia , Lo sguardo del vescovo: clero e società nei sinodi e nelle visite pastorali di Salvator Alepus, vescovo di Sassari, in Rivista dell’Istituto di storia del mediterraneo. N ° 4, giugno 2010. Mons.Gonzales affiancò nel 1526 il l’arcivescovo di Sassari, mons.Salvatore Alepus .
xxiM. Maxia, La diocesi di Ampurias. Studio storico onomastico sull’insediamento onomastico medioevale. SS 1997.
xxiiC. Augias, M. Vannini Inchiesta su Maria. La storia vera della fanciulla che divenne mito. Rizzoli Ed. Milano 2013. Cit. Pag.156…. Con le guerre di religione che insanguinano il continente nelXVI secolo, il culto della Vergine diventa come scrive il salesiano George Soll nel suo saggio Storia dei dogmi mariani ‘ elemento attivo della controriforma cattolica; è intorno ad esso che si rianima e riafferma la fede tradizionale’
xxiiiJ.A. Maraval, La cultura del barocco, Il Mulino, Bologna. 1985. Pag. 400: F. Braduel, Civiltà e imperi del Mediterraneo nell’età di Filippo II. Vol. II .Einaudi ed. 2002. .Pag. 878-886.A. S. V., Relazione ad Limina del vescovo Giuseppe Accorrà y Figo del 17 Gennaio 1684 Nella Gallura del XVII secolo le feste religiose espressione cioè di un momento della rigenerazione dell’ordine del mondo erano frequentissime e si celebravano non solo nei villaggi ma anche e soprattutto nelle chiese campestri. Facevano insomma parte integrante della società baroca. Prime fra tutte quelle di Luogosanto e di S. Paolo di Monti. Si pranzava, si beveva e si danzava, anche al loro interno; ed in quanto eredità della cultura spagnola barocca.e in un certo senso atto liturgico e collettivo sono a tutt’oggi ancora frequenti in Gallura.
xxiv T. Serra, Violenza criminalità e Giustizia in Sardegna dal 1500 al 1871. Zonza Ed. Ca 2007, pag 76. Non era raro che, durante questa festa, si compissero efferati omicidi, come quando, in data 8-9-1757, don Gavino Pes-Sardo, suocero di don Francisco Domingo Massidda, nonché esattore delle decime ecclesiastiche di Tempio, Nuchis, Calangianus, fece uccidere dal sicario Antonio Deidda, l’avv. don Joseph Carcupino, che contestava i suoi metodi fiscali troppo “sbrigativi” .
xxvG. Doneddu, Una Regione nell’Età Moderna. Iniz. Culturali, SS 1987 Nel settembre 1828 don Sebastian Garrucho, don Giuseppe Sardo e don Luis Missorro, da veri e propri capi partito, riunirono tutti i pastori presenti ai festeggiamenti, per organizzare una ennesima rivolta fiscale e minacciare l’esattore baronale che perciò si vide costretto ad andare in “esilio” a Bosa; e tutto ciò, nonostante le misure repressive messe in atto in Gallura dal governo vice regio negli anni 1820-24
xxvi G.F. Ricci Banditi Ed. Solinas 2000. In data 21-3-1779, il vice re Vincenzo Lascaris, aveva vietato per motivi di ordine pubblico la partecipazione con cavalli, armi e bandiere alla Fiesta manna che si sarebbe dovuta svolgere nel settembre 1779; e questo a seguito dell’ attentato subito nel 1778 da un contingente a cavallo dei dragoni governativi (ASC SS, serie 2, Vol. 791) Il 7-9-1823 un drappello di Carabinieri a cavallo, sarà addirittura preso a fucilate, presso Nuraghe majori, con l’ uccisione di 2 militi
xxviiArchivio privato Silvestro Massidda, 14-10-1765 scrittura privata Don Francisco Domingo Massidda Misorro e suo suocero Don Gavino Pes Sardo, che verrà arrestato nel 1757 con l’accusa di essere stato il mandante dell’omicidio ‘Don Joseph Carcopino’ , fanno i conti di sette anni di esazione delle decime ecclesiastiche di Tempio, Calangianus e Nuchis. Il primo che è l’appaltatore ha pagato 28.190 lire, il secondo che è l’esattore ha raccolto 38.427 lire. Il guadagno annuo delMassidda è circa 340 lire, mentre all’arrendat ore toccano oltre 535 lire
xxviii G. Mele, Da pastori a signori, Edes Clio (SS) 1994, pag. 12. T. Serra Violenza criminalità e giustizia in Sardegna dal 1500 al 1871. Cit. pag.92-181-311, nota 527. Pag.408, nota 61.
xxixG. Doneddu, Una Regione nell’Età Moderna. Iniz. Culturali, SS 1987 Nel settembre 1828 don Sebastian Garrucho, don Giuseppe Sardo e don Luis Missorro, da veri e propri capi partito, riunirono tutti i pastori presenti ai festeggiamenti, per organizzare una ennesima rivolta fiscale e minacciare l’esattore baronale che perciò si vide costretto ad andare in “esilio” a Bosa; e tutto ciò, nonostante le misure repressive messe in atto in Gallura dal governo vice regio negli anni 1820-24
xxxASC, SS I Serie,Vol.300, pag.180-181, 25 Settembre 1778 Zuffa tra villani ed il distaccamento di Tempio alla festa di Luogosanto
xxxiG. F. Ricci, Banditi, Ed. Solinas, Nuoro 2000,
xxxii A. Piga, Nobili briganti.Ediz. della Torre, Giugno 2013. Pg. 63 La Grande Enciclopedia della Sardegna, volume III. 2007, Ed. la Nuova Sardegna Spa, a cura di F. Floris . Don José Delitala y Castelvì. Era partito all’età di quindici anni per la Spagna dove intraprendeva la carriera militare pervenendo ai gradi di colonnello. Decorato dell’ ordine militare di Calatrava veniva nominato nel 1677 governatore del Capo di Cagliari e Gallura ..La concessione della carica di Governatore del Capo di Cagliari e Gallura avvenne con carta reale del 31 agosto 1677, con la quale re Carlo II di Spagna distribuirà le ricompense a favore di coloro che si erano distinti nei lavori del Parlamento, celebrato dal marchese de las Navas, , conclusisi il 9 novembre 1677 e iniziati il primo aprile dello stesso anno.. Nonostante appartenesse al casato dei Castelví marchesi di Laconi , rivali dell’altra nobile famiglia degli Alagon, marchesi di Villasor, José Delitala fece una scelta di campo a favore di quest’ultimi (e a causa di questa scelta don José Delitala dovette trascorrere un periodo a Madrid, sotto la protezione del Re).
xxxiiiT. Paba, El canzoniere ispano sardo. Un caso di multiculturalismo ‘en la Cerdena del siglo XVII, in Rivista di Filologia Romanza. 2000, 17, 197-202. T. Paba, Canzoniere Ispano Sardo. Ca 1996.Cuec Ed. Questo manoscritto cartaceo, è stato ritrovato nella Biblioteca di Brera di Milano. ….…”.Il copista e il traduttore di queste ‘cansones’ dallo spagnolo in sardo e in gallurese, fu forse il Governador del Cabo de Caller y Gallura don José Delitala y Castelví (dal 1677) e lo fece forse nel maggio 1683. Infatti il manoscritto contiene due riferimenti cronologici espliciti. Il primo è un’annotazione di carattere redazionale: “Se trasladaron estas cansiones en la Virgen de Lugarsanto por el mes de majo a’11 de 1683“, l’altro riguarda, invece, un appunto di viaggio del raccoglitore/trascrittore del codice: “El año 1684 a’ 26de febrero me enbarcé de Cáller para Madrid….…
xxxivArchivio Historico NacionalPleito de competencias entre el Tribunal de la Inquisición de Cerdeña y la jurisdicción ordinaria1687 Inquisicion1629,Exp.29Pleito de competencias entre el Tribunal de la Inquisición de Cerdeña y el regente de la Real Audiencia del Reino de Cerdeña sobre la orden dada por José de Litala Castelui, gobernador, para que Nicolosino Mossa, familiar del Santo Oficio y vecino de la villa de Calangianos, se presentara en la ciudad de Caller para un asunto indeterminado Pleito de competencias entre el Tribunal de la Inquisición de Cerdeña y la jurisdicción ordinaria1687 Inquisicion1629,Exp.35Pleito de competencias entre el Tribunal de la Inquisición de Cerdeña y la jurisdicción ordinaria sobre haber citado la Real Audiencia a los inquisidores al Braco Regio por inclumplimiento y usurpación de la jurisdicción real en diferentes causas y procesos, como los promovidos contra Agustín Abozi, familiar del Santo Oficio, por usar armas de fuego prohibidas, o contra Nicolasino Mossa, familiar del Santo Oficio
xxxv F. Cossu, Arzachena, Ed. Grafiche sarde, Ca 1988. La casa della Soprastantia è stata abbattuta nel 1949.
xxxvi A. C. T. Registro delle deliberazioni del capitolo: Seduta del 10-9-1672
xxxvii A. Piredda, Luogosanto in Gallura, Tip. La Nuovissima, Tempio 1988.
xxxviii Boletin de la Real Academia de la Historia Tomo CLXXXVIII Madrid Mayo 1991 Pag. 362 Embajador dal 1649 a 1651
xxxix Boletin de la Real Academia de la Historia Tomo CLXXXVIII Madrid Mayo 1991 Pag. Cit 360 Don Inigo Velez conde de Oñate embajador de julio 1646 a febrero 1648
xl Boletin de la Real Academia de la Historia Tomo CLXXXVIII Madrid Mayo 1991 Cit.Pag. 359don Juan Cristobal de Velasco de la Cueva y Pachecho conde di Siruela embajador da 1642 a agosto 1645
xli M. Dolores Ibars, Documentos sobre el valor y falsification de vellon sardo en 1644, 1651 in Arch. Stor. Sardo n° XXXVI, Ca 1987, doc. 3-4-5-6-7-17. .M. Careddu, Storia della chiesa in Gallura in La Frisaia 99 anno XIX.
xlii M. Dolores Ibars, Documentos sobre el valor y falsification de vellon sardo en 1644, 1651 in Arch. Stor. Sardo n° XXXVI, Ca 1987, doc.7 ..
xliii Arch. Segr. Vatic. Relazione ad Limina del vescovo Giovanni Sanna del 10 aprile 1598…..I banditi hanno l’abitudine di rifugiarsi nelle chiese, in quelle dei villaggi e delle chiese campestri, non solo immediatamente dopo aver commesso un crimine al fine di mettersi in salvo dal furore dei ministri regi, ma vi abitano di continuo, come si trattasse di ordinarie abitazioni, mangiando, bevendo, spessissimo dimorandovi con le proprie mogli, facendovi incontri ede abboccamenti sconvenienti, abbandonandosi a vandalismi, chiasso, urla, risse tra loro o con altri, impedendo il concorso di ecclesiastici e laici alle stesse chiese per compiervi le loro devozioni …..
xliv Arch. Segr. Vatic.Relazione ad Limina del vescovo Filippo De Marinon del 1-9- 1610..
xlv Arch. Segr. Vatic.,. Relazione ad Limina del vescovo Giacomo Passamar del 20-11-1616, del 20-12-1618 e dell’8-11-1621. R. Turtas La Riforma Tridentina nella Diocesi di Ampurias-Civita in Studi in onore di P.Meloni –SS- 1988. Ed. Gallizzi.
xlvi M. Careddu Storia della chiesa in Gallura, in La Frisaia 99 anno XIX.. T. Panu, Storia di Tempio e della Gallura. Nuova Stampa Color. 2010. Sassari. Pag. 146-147, nota175
xlvii N. Cucciari, Magie e superstizione tra i pastori della Bassa Gallura, Chiarella SS 1985.
xlviii Gallura e Anglona n°1/2 dicembre 1929.
xlixS.Pes, Un lembo misterioso della Gallura in Nuova Sardegna 16 marzo 1896 n. 62
l S.Pes, Un lembo misterioso della Gallura in Nuova Sardegna 16 marzo 1896 n. 62.Cit.
liB. Spano, Memorie di Geografia antropica. La Gallura. Vol. XIII. Consiglio Nazionale delle ricerche . Roma 1958. Pag.74-75. Nota39. G. Spano, Emendamenti e aggiunte all’itinerario dell’isola di Sardegna del conte Alberto della Marmora, Cagliari, tip. Alagna, 1874, pag. 167 Il can. G. Spano ne attribuisce l’ascendenza a greggi razziate da pirati turchi nelle zone costiere di terraferma e ivi temporaneamente sbarcati, ma tosto sfuggiti al loro controllo, a cagione di una improvvisa, violenta burrasca che avrebbe impedito ai navigli di riprendere subito il largo.