Tempio Pausania, “Jaime Misorro, un amore finito in tragedia”, 1^ parte – di Gennaro Landriscina-Lay 1^ parte.

Tempio Pausania, 26 gen. 2016-

Inizia con Jaime Misorro, una serie di documenti storici prodotti dalla verve incredibile di Gennaro Landriscina-Lay, personaggio che i lettori del blog hanno imparato a conoscere in questi mesi, dopo la sua intervista di qualche tempo fa. L’imponente lavoro su Balistreri, figura leggendaria della storia della città di Tempio ha interessato oltre modo la platea dei cultori della storia e delle tradizioni. La ricca documentazione e l’incessante stimolo che Landriscina, grazie al suo amore sviscerato per Tempio, apporta alla conoscenza, stavolta si indirizza verso la figura di Misorro, un nobile anch’egli leggendario a cui viene attribuita una strage e la edificazione della chiesa del Purgatorio come espiazione dei suoi orrendi crimini.

Anche questo lavoro, per una migliore e comoda fruizione, viene suddiviso in quattro parti per consentire al lettore di conservare sempre vivo l’interesse che una lettura prolungata rischia di compromettere. Ecco dunque la 1^ parte della storia di Jaime Misorro.

Don Jaime Misorro: un amore finito in tragedia di Gennaro Landriscina

Gennaro Landriscina
Gennaro Landriscina

Nel corso del XVII  secolo, durante i lunghi regni dei re di Spagna Filippo IV e Carlo II d’Asburgo, ebbero modo di emergere in Gallura, potenti ed agguerriti clan pastorali che, di fatto, avevano occupato, con i loro armenti, estesi terreni pascolativi e boschivi. La loro potenza derivava, soprattutto, dai commerci clandestini in queso, cueros, lana e ganado, con Bonifacio, Civitavecha, Livorno e i presidi spagnoli in Toscana,per tanti versi favoriti dai continui conflitti della Spagna  con la Francia e dalla mancanza, nelle frastagliate e deserte  coste galluresi, di un adeguato controllo  da parte degli ufficiali feudali e regi patrimoniali Fra i tanti clan pastorali emersi in questi anni, quello dei Misorro[i] si distinse per numero di servi-pastori  al loro servizio, per capi di bestiame posseduti e per azioni criminose commesse contro persone e cose; e questo, grazie anche all’improvviso riacutizzarsi, in Gallura, nella seconda metà del XVII secolo, dei contrasti politici tra los Villasores e los Castelvies, che  videro, appunto i Misorro, sempre in prima fila nell’arte della sopraffazione e dell’inganno. Anzi l’uso della violenza rimarrà  sempre una loro precipua  caratteristica.

Basti pensare alla faida Massidda-Misorro scoppiata a Tempio fin dagli  anni  ‘30 del XVIII secolo o all’abile avvocato austriacista tempiese don Pedro Misorro[ii] deceduto all’inizio del 1729[iii] e descritto  dal Comte del S.R.I. Juan Amor de Soria  come hombre de cabal y de mayor sequito, meritevole della plaza de assessor de Sacer [iv]  ma alla fine messo sotto inchiesta e recluso a Cagliari nel castello di san Michele  dal virrej Saint Remy o a don Luys Misorro esiliato nel 1738  a Cagliari dal vicere Rivaroloperche accesamente  felipista [v]  . Senza contare nel 1734 gli efferati omicidi[vi] perpetrati dai figli del defunto don Pedro Misorro[vii] , don Felipe, don Jorge  e  don Gavino Agostino  nei confronti di Juan Brigalla[viii] e  Salvador Aquensa o nel settembre 1757   l’assassinio dell’avv. Josè Carcopino durante los festejos de la Virgen de Lugar Santo [ix]  da parte di don Pedro Januario Misorro e a seguire  Pedro Misorro Marroneddu che prima di essere arrestato e condannato nel 1784[x] si era rifugiato in una chiesa di Luras per usufruire del beneficio del Sacro Asilo[xi] , don Salvador Misorro assassinato a Tempio in data 27-1-1799, tre mesi prima   dell’assassinio di  suo fratello don Ramon Misorro avvenuto in data 21-4-1799[xii].

Purtroppo la carenza di dati genealogici certi e di un’adeguata documentazione archivistica, a parte forse l’Archivio di Stato di Cagliari e il prestigioso saggio ‘Da pastori a signori’ di Giuseppe Mele, ha sempre reso difficoltosa un’esaustiva trattazione su questo controverso casato . Del resto la morte del suo ultimo esponente,  don PietroMisorro-Murino, risale ormai al  27-7-1903, mentre quella di doña Ignazia Misorro , figlia di don Ramon Misorro e di doña Anna Maria  Musso[xiii] dei conti di Montesanto[xiv]  ,sposata a Cagliari in data 6-4-1848[xv] col nobile Augusto Buglioni di Monale Roero di Monticelli , viene addirittura datata  al 1889.

I Misorro abitavano a Tempio nei due antichi  rioni di Lu Naracu( Monti Pinna) e della Virgen del Pilar, in tetri e freddi palazzotti, costruiti con cantoni di granito grigio, muniti di ampio cortile, con portale d’accesso, pozzo e granaio  e delimitati da elevati muri a secco. I loro rebaños avevano dello straordinario, ma  fu soprattutto grazie alle loro bellissime donne, che riuscivano a contrarre, nel  XVII e XVIII secolo,  stretti legami parentali con le principali casate del ceto magnatizio tempiese. Erano infatti, figli didoñaVittoria Misorro,  don Bernardino Pes , rettore di Bary nel 1745,  don Gavino Pes , capitano  del porto di Cagliari negli stessi anni  e don Miguel Pes , arcipreste di Iglesias e poi obispo  di Ampurias e Civita, dal 13-10-1784 al 7-6-1804, anno della sua morte. Lo stesso can. Diego Pes,  cugino primo del poeta don Gavino  Pes, era figlio di  doña Ysabel Misorro. E che dire di doña  Mannena Misorro, sposata con don Juan Battista Massidda o di  doña Maddalena Misorro, moglie di don Francisco Pes, primo marchese di Villamarina, deceduta nel 1725; e a seguire,  doña Agnese Misorro, sposata con l’avv. Thomas Cabras, sindaco di Tempio nel 1768 , e le  due sorelle doñaJosepha e doña Juana Misorro-Sini, sposate nella seconda metà del XVIII secolo, con don Andrès Gabriel Spensatello e don Salvador Sardo; e come non ricordare l’escrivà don Gavino Misorro , il giudice feudale, don Josè Misorro-Riccio, l’ official don Pedro Misorro[xvi]. che tanto ruolo ebbe nel 1671 nella cattura del marquès di Cea,  il can. Francisco Misorro, Dean della collegiata di san Pietro apostolo verso la fine dello stesso secolo , don Ramon Misorro-Sini, don Gavino Misorro-Riccio, con suo figlio, don Gavino Misorro-Mancusa, il can. Pedro Misorro , Clemente Misorro, insegnante d’eloquenza  a Tempio e rettore nel 1778, all’età di 42 anni  del colegio turritanode las Escuelas Pias[xvii],don Juan Misorro-Mancusa, sindaco di Tempio nel 1745, don Juan  Filippo Misorro, don Josè Raffaele Misorro Non parliamo poi di don PedroMisorro assassinato a Cagliari nel 1844[xviii] e di don Gavino Misorro-Riccio    uno dei più prestigiosi avvocati civilisti della capitale sarda  che in data 1-3-1846, aveva addirittura costituito  nella sua abitazione di Tempio  un circolo culturale progressista mentre l’unica figlia Margherita, aveva preferito una vita conventuale ad un mancato matrimonio d’amore

[i]F. Floris, Storia della nobiltà in Sardegna, ED. Dalla Torre, 1986, pag. 286. A. Piga, Nobili briganti,ed. Della Torre giugno 2013. pag.77-78

[ii]A. Piga, Nobili briganti,ed. Della Torre giugno 2013. pag.78 Cit. M. Lepori, Faide. Nobili e banditi nella Sardegna sabauda del Settecento. Viella 2010.. Pag 120 nota136. Pag. 133 nota 29.  Don Pedro Misorro, abitava a Tempio in  via detta di lu Runzatu (attuale via Roma bassa). Ricopriva negli anni ‘20 la  prestigiosa carica  Regidor degli stati di Oliva( MonteAcuto con Ozieri, Anglona , Marghine, Osilo, Coghinas) in stretta con don Juan e  don FrancescoValentino che in questi stessi anni facevano   a Sassari , ‘il bello e il brutto tempo’ ben   protetti dal governatore cav. Manuel  Carlino, conte di Sales, fratellastro di re Vittorio Amedeo. Dopo la sua morte  nel 1729 sarà sostituito come regidor da don Carlos Manca (19-12-1729).

[iii]ASC, SS, SI, Vol.518.

[iv] M. Döberl, «És menester conservar los buenos y abatir los malos», la situazione nel regno di Sardegna nel 1711 descritta e analizzata da Juan Amor de Soria, en «Cooperazione. Mediterránea», 1-2, 2003, pp.211.Don Pedro Misorro viene descritto dal conte  don  Juan De Amor De Soria,  come un  ‘hombre de cabal y de mayor sequito’   meritevole della ‘plaza del asesor de Sacer’.  Il conte  Juan De Amor De Soria si trovava  esiliato a Vienna e nel 1741 ricopriva la carica di consejero por la Majestad la Reina de Hungria y Boemia nel Consejo Supremo d’Italia

[v] G. Mele, Da pastori a signori, Edes Clio, Sassari 1994. Don Luis Misorro, fu esiliato a Cagliari ,  per la sua appartenenza al partito filippista.Per riottenere la libertà, aveva  dovuto pagare, nel 1738, ben 1250 £ di cauzione.

[vi] G. Mele, Da pastori a signori, Edes Clio, Sassari 1994 G. Doneddu, Una regione feudale nell’età moderna Iniz., cult. (SS) 1977  Don Felipe, don Jorge e don Gavino-Augustin Misorro ,  figli di don Pedro Misorro, turono  accusati di aver ucciso, nel 1735 don Salvator Aquensa. Per ottenere  il  perdono dovettero  collaborare per la  cattura dei due banditi di Aggius, Quirico Sotgia e Francesco Deperu,   latitanti nel Monte Cucaro.  

[vii] M. Lepori, Faide. Nobili e banditi nella Sardegna sabauda del Settecento. Viella 2010 Cit  pag.120 nota137ASC SS. Serie I, vol.928 Lettera del 16-6-1733. Don Pedro Misorro, regidor degli Stati di Oliva e di antiche simpatie asburgiche dopo essere stato messo sotto accusa di appropriazioni indebite da don Andrès Sussarellu e da don Francesco Santucho veniva costretto a dare le dimissioni e a presentarsi a Cagliari ove veniva recluso nel Castello di  San Michele. Morirà nel 1729

[viii] ASS, Atti notarili, Tempio . Notaio Santino Michele n. 136  citato nella tesi di laurea di A.M. Frau. Facoltà di lettere dell’Università di Cagliari- 1968-69 Don Felipe, don Jorge e donGavino-Augustin Misorro ,  figli di don Pedro Misorro, erano stati  accusati di aver ucciso, nel 1734,  Juan Brigalla

 [ix]T. Serra. Violenza ,criminalità e giustizia in Sardegna dal 1500 al 1871.Ed.Zonza.Ca 2007. Don Gavino Pes-Sardo esattore delle decime di Civita, era stato  accusato nel settembre1757 di aver ucciso don Joseph Carcopino. Ma il vero autore  sarebbe  stato Antonio Deidda, su mandato di don Pedro-Gianuario Misorro, fratello del sub-Delegato di Giustizia, Francesco Misorro,  arrestato, il 2-10-1757, per aver depredato un bastimento francese, naufragato nei pressi di Longonsardo.

 [x] A. S. C. SS. Fondo: Regie provvisioni- [F442378] Serie: 12 – M Codice Unità:2 Unità di conservazione: 13 Anno di inizio: 1784 Cognome e nome: Misorro Pietro Marroneddu. Descrizione: S.M. avoca a se la cognizione della causa compilatasi per esser stato il detto Misorro, tolto dalle mani dei dragoni leggieri che lo tenevano arrestato, da alcuni uomini armati di schioppo nel villaggio di Luras, e la commette alla Reale Udienza a sale unite

[xi] A. S. C. SS, Registro di Corte I serie, Vol. 728, pag. 109-110, Lettere ai Prelati e agli Ecclesiastici dell’Isola, dall’ottobre 1772 al luglio 1776. Lettera del 13 gennaio 1774 al Vescovo di Ampurias

[xii] G.F. Ricci, Banditi. Ed. Solinas. Nuoro, 2000.

[xiii] M. Lepori, Faide. Nobili e banditi nella Sardegna sabauda del Settecento. Viella 2010 Cit  Pag.163 nota 140. ASC, SS, Vol. 795, Lettera dell’11 giugno 1733 . Questa lettera cita una suggestiva processione che apriva nella tonnara di Giacomo Musso una spettacolare pesca. Giacomo Musso era un mercante di origine genovese che aveva costruito le sue fortune sugli appalti di tonnare e di gabelle fino ad ottenere il titolo di nobiltà nel 1721 e  nel 1741 il titolo di conte di Montesanto

[xiv] A.A.G.N.d.S, La contea di Montesanto Nel 1650, alla morte di Paolo de Castelvì, il titolo passò al figlio Jacopo Artaldo de Castelvì, 2° marchese di Cea.Nel 1669, in seguito ai fatti legati all’assassinio del marchese di Laconi, don Agostino de Castelvì e del Viceré de Los Cobos , il feudo venne confiscato per fellonia.Nel 1671 il feudo venne concesso a Giacomo Alivesi, uno dei delatori della congiura, ma i sudditi si ribellarono e cacciarono l’Alivesi.Il 30 giugno 1710 venne concesso a Giovanni Battista Fortesa, conte di Monteacuto.Il 31 aprile 1740 il figlio, Gregorio Fortesa, rinunciò al feudo.Il 16 marzo 1741 il feudo, eletto in contea, venne concesso a Giacomo Musso, con il titolo di conte di Villanova Montesanto. Rimase alla famiglia Musso sino al riscatto reale del 1838.

[xv] A.A.G.N.d.S, I Quinque libri della Cattedrale di Cagliari….Visita in Castello

[xvi]Arch. de la Corona d’Aragon,Consejo de Aragòn,leg.1210 Il Giudice Simon Soro al Vicerè di Sardegna.17-3-1670.In Acta Curiarum Regni Sardiniae. Raccolta di documenti editi, inediti per la storia della Sardegna Tomo I ° fondazione Banco di Sardegna Ed. Marina Romero Frias 1987.Pag.241-242 Aca CdA legaio1210. Il giudice della R. U, don Simon Soro,   accompagnato nel marzo 1670 dal regidor del marchesato di Orani, don Juan de Clavaria,  aveva contattato, con l’autorità di Delegato Regio, don Pablo, don Josè, don Gavino e soprattutto  don Pedro Misorro,  Official feudale dell’Encontrada di Gemini,  che da  tempo  proteggevano  il marchese di Cea ed i suoi seguaci.

[xvii] T Panu, Gli Scolopi a  Tempio Nuova Stampa Color Muros Sassari 2015 pag.59

[xviii]G. Siotto Pintor, Storia civile dei popoli sardi dal 1798 al 1848, Arnaldo Forni Ed., To. 1877.Pag 425-426/437 T. Serra, Violenza criminalità e Giustizia in Sardegna dal 1500 al 1871. Zonza Editori. 2007. Pag. 486 . Don  Pietro Misorro fu accusato nel 1827 da don Giuseppe Andrea Pes e da doña Caterina Sardo di aver stuprato la loro figlia  Marianna Pes, ma  in realtà  era  solo colpevole   di non averla voluta sposare. Era legato da stretti vincoli di amicizia con l’avv. don Gavino Misorro,la cui sorellastra Mariangela Misorro Pes aveva sposato suo fratello Giuseppe . Don Pietro Misorro fu assassinato a Cagliari, in data 14-4-1844, da una quadrillas di malfattori, guidati dal sacerdote di Siliqua Serafino Bachis , mentre don Gavino Misorro fu inquisito per aver rotto  i sigilli di alcune stanze dell’assassinato  posti dal giudice ad istanza dell’avv. fiscale.

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