Tempio Pausania, Bullismo, cyberbullismo, piaga sociale giovanile in aumento. Video intervista con un genitore di Tempio.

Tempio Pausania, 22 dic. 2016-

Il fenomeno del bullismo è sempre esistito. Chi di noi non ha avuto a che fare con un prepotente, arrogante, amico o presunto tale nella sua vita? Penso tutti abbiamo memoria di qualche personaggio della nostra adolescenza che era considerato “bullo”, tale era la sua prepotenza e la sua tendenza a prevaricare anche con gesti violenti la sua posizione da leader a tutti i costi.

Il bullismo e la sua moderna deriva, il cyberbullismo, sono diventati anche dalle nostre parti non più occasioni sporadiche bensì frequenti e molto più di quanto ci possiamo immaginare. La malattia ha mille sfumature e modalità relazionali per estrinsecarsi ma alcuni connotati restano gli stessi: la prevaricazione su tutti. Si distingue da normali atteggiamenti conflittuali perché è all’interno di disequilibrio e persistenza del suo manifestarsi. La brutalità, la violenza, la pericolosità, la spettacolarizzazione del fenomeno del bullismo sono ingredienti quasi immancabili..

Galluranews ne ha parlato con un genitore, uno di quelli che ha voluto testimoniare la sua esperienza di padre che ha vissuto col proprio figlio di 9 anni l’esperienza della sopraffazione e della violenza. Il genitore è stato “coraggioso”, lo definiamo così convinti che non tutti sono disposti a denunciare pubblicamente un’azione violenta nei confronti del proprio figlio. Molti si nascondono, altri preferiscono rivolgersi alle autorità giudiziarie pur sapendo che, trattandosi di minori, ben poco le stesse autorità possono fare se non una segnalazione alla famiglia del “bullo”. Altri sottovalutano, e questo è forse la risposta peggiore che possiamo usare per minimizzare un “vero problema sociale”.

Il padre è Antonello Desini, giovane padre tempiese. Lui, la sua esperienza l’ha superata nel senso che ha preferito agire a modo suo, senza peraltro alcuna contro violenza, ma semplicemente recandosi alla casa del bullo e parlarne con la famiglia. Da allora, almeno lui, ha risolto. Il figlio non ha avuto più disturbi ma lo scopo di Antonello è quello di rendere nota questa deriva sociale affinché anche altre famiglie e soprattutto i figli non ne subiscano altrettante ripercussioni.

Conoscere il bullismo è anche sapere che non sempre quella che dovrebbe essere la vita di un bambino, serena, gioiosa, felice, spensierata, si svolge con queste dinamiche. La vita dei nostri figli non è sempre come ce la dipingono le pubblicità, molto spesso essi sono scaraventati in una realtà che non appartiene al mondo del bambino. La paura, l’insicurezza, la poca voglia di avere relazioni sociali, il susseguente scarso rendimento scolastico (la scuola è una delle piazze privilegiate dal bullo), il sentirsi minacciati quando sono a scuola, hanno conseguenze terribili nella psicologia della fanciullezza. Poi, la modernità ha portato l’uso scriteriato dei ccellulari che spesso sono usati per mandare minacce con sms, riprendere scene (quanto successo questa scorsa estate con una coppia di innamoratini è ancora memoria in tanti di noi) che vengono poi diffuse nel web per far capire che “occhio, ti ho visto e ripreso ed ora son cavoli tuoi!”.

Questo e altro sono diventati purtroppo pane quotidiano per la scuola e per le famiglie che non sanno come affrontare questa minaccia nella vita dei figli (studenti) e nella loro stessa esistenza. L’assessorato ai servizi sociali di questa amministrazione civica (ass.re Alessandra Amic) sta seguendo all’interno di un esteso progetto sociale anche questo problema che ripetiamo è sempre più diffuso perché esistono diverse responsabilità che non possono essere accantonate. Bisogna monitorare, segnalare e provvedere a trovare delle soluzioni col mondo della scuola, con le famiglie, attraverso una maggiore conoscenza dei pericoli insiti nel bullismo. Chi lavora a vario titolo con i minori, insegnanti, educatori, psicologi, assistenti sociali, ha una visuale completa di questa problematica importante. Poi sta alle famiglie, a noi tutti, parlarne e contribuire ad una soluzione, magari semplicemente ascoltando di più i nostri figli e invitarli al dialogo. A volte parlare coi figli ottiene più risultati di qualsiasi intervento esterno.

Antonio Masoni

Ecco l’intervista con Antonello Desini:

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