Tempio Pausania, Mario Aisoni, 98 anni e ancora tanta voglia di raccontare. L’intervista ad un personaggio singolare, divertente e saggio.

Tempio Pausania, 27 dic. 2015-

«I giovani dovrebbero tornare all’agricoltura, imparare e rendersi liberi, proprio come mi sono sempre sentito io. Lo stato italiano dovrebbe incentivare questo e non distruggere un patrimonio che è sempre appartenuto all’uomo»

Queste, alcune delle parole che hanno preceduto questa interessante e divertente intervista con Mario Aisoni, 98 anni sul groppone, ma ancora tanta voglia di esprimere il suo disappunto per come le cose  stanno andando in questa nazione. Una storia che risale a quando Mario aveva appena 5 anni (pensate stiamo parlando del 1922!) e la famiglia acquisto un terreno alle porte della città, dinanzi alle fonti di Rinaggeddu, sulla strada per Sassari. Allora, la proprietà era un vigneto grande che negli anni è stato trasformato in un orto. Di recente, una parte del terreno è stata venduta e a Mario è rimasto poco. Sufficiente, ciò che possiede, per vivere, quasi in maniera primitiva, dentro una casupola diroccata dove stamattina era ecceso un piccolo fuoco per scaldarsi. Una sedia improvvisata, il suo e il mio comodo supporto per questa chiacchierata.

Casa Maio Aisoni
La casupola dove vive Mario

«Questa è la mia villa – mi dice, tra il serio e il faceto – non è che hai intenzione di comprarla?». In fondo, per vivere non occorre tanto. Basta spogliarsi del superfluo e si riesce ad andare avanti sentendosi in pace con se stessi e col mondo.

Perle di saggezza, qualche toccata e fuga col passato,  quella parte della sua memoria che era migliore di adesso, e un dialetto che, nonostante le mie intenzioni di parlare in italiano, ha allegramente mischiato con la lingua che non gli appartiene. Una passione per la musica, per il violino e il mandolino che ormai non suona più ma che lo ha aiutato a vivere da solo, così come capirete dall’intervista.

Conosciuto da tutti per la sua grande generosità ed altruismo, Mario ha avuto anche contatti con la stampa accreditata che voleva saperne di più sui suoi sistemi di riproduzione delle piante da frutto, antichi ed efficaci come pochi altri. Se la prende con le nuove sementi che considera porcheria (come dargli torto?) e predilige tuttora fare di testa sua ed insegnare, quando gli è possibile, anche ad altri i segreti dell’agricoltura antica, quella che lui ha conosciuto e praticato per tutta la sua lunga esistenza.

Un casotto di lamiera, dove Mario ripone i suoi attrezzi di fianco alla sua "abitazione"
Un casotto di lamiera, dove Mario ripone i suoi attrezzi di fianco alla sua “abitazione”

Appare strano, ai tempi nostri, che un uomo viva in questo modo, circondato dalle sue piante, dai suoi gatti e con pochissimi mezzi. Il figlio Giuseppe, 72 anni ma appena una sessantina dimostrati, ride quando parla il padre. Ha ragione, è veramente uno spasso ascoltarlo e sentirlo, di tanto in tanto, fare qualche battutina dialettale ridendoci sopra.

Questo che ascolterete nell’intervista, gentili letori, è un esempio di uomo onesto e povero che ha saputo vivere con nulla ed ha ancora la voglia di ridere, consapevole che nella vita ha fatto delle scelte che, giuste o sbagloiate che siano state, lo hanno reso un uomo libero, capace pure di dire delle cose mostruosamente vere quando parla dell’euro, la vera tragedia di questa Italia e di tutti i paesi che lo hanno adottato.

Andando via, Giuseppe mi ha voluto ringraziare per questa testimonianza che spera, così come spero anche io, resti per tutti un esempio di vita, un monito ad allontanarsi dai beni materiali e tornare a quella natura che ci riserva solo sorprese positive se riuscissimo tutti a capirne il vero significato.

Ora, questa intervista resta per sempre, non solo sul web, ma impressa come un tatuaggio pure nella mia anima. Grazie Mario e grazie Giuseppe e grazie anche a Sergio Todesco per avermi indicato quest’uomo che tutti dovrebbero conoscere.

Antonio Masoni

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